La tensione tra pensiero scientifico e pensiero anti-scientifico nella terza intervista a Maurizio D’Alessandro

Intervistiamo Maurizio D’Alessandro su di un tema che in questo momento storico a ppare sempre più ingombrante: la tensione tra pensiero scientifico e pensiero anti-scientifico. Anche in tal caso, come nelle due precedenti interviste (si possono vedere qui e qui), Maurizio D’Alessandro fa ricordo al suo sapere in campo filosofico ( oltre ad essere mediatore familiare e penale, formatore, supervisore, è anche dottore di ricerca in filosofia e autore di diversi testi filosofici, tra cui è Ermeneutica, saggezza e filosofia pratica, Nuova Trauben, 2020):

per sviluppare tale tema è necessario partire da due autori Cartesio e Galileo. Entrambi si pongono come uno snodo fondamentale all’interno del cosiddetto dibattito sul metodo avvenuto nella prima metà del ‘600. Con Galileo il metodo scientifico trova nella matematica e nella quantità un linguaggio certo per confermare (o disconfermare), attraverso ipotesi e esperimenti, le nuove scoperte della scienza. Il dibattito dell’inizio del ‘600 ritorna attuale in questo momento storico in cui l’umanità riversa tutte le proprie speranze sulla scienza e sul suo sapere.

Naturalmente questo discorso suscita nuovamente l’interrogativo sul rapporto tra linguaggio e verità.

Diversi sono, invece, il linguaggio politico, etico e giuridico perché questi si avvalgono di criteri non quantificabili che si prestano maggiormente al dialogo tra le parti in una tensione spesso ancora maggiore poiché vengono a mancare oggetti  “consistenti” e quantificabili.

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