Separazione e divorzio di coppie con figli adolescenti

La famiglia è uno dei valori fondamentali della società in cui viviamo in quanto rappresenta il “luogo” ideale dove poter esprimere pienamente i nostri bisogni ed i nostri desideri. La famiglia richiama idee di protezione e di cura, di supporto emozionale ed affettivo ed aspettative di condivisione di valori ma anche di regole e doveri. Infatti, la famiglia è caratterizzata da elementi sia normativi che affettivi e, in questo particolare periodo storico, il legame che contraddistingue il nucleo familiare è in prevalenza del secondo tipo.

Affinché funzioni nel migliore dei modi, quello che viene considerato il “sistema famiglia” deve poter promuovere il benessere e la crescita degli elementi che lo compongono facendo fronte ai cambiamenti al suo interno ed agli stimoli esterni che, a volte, possono minarne la stabilità. In tal senso molto dipende dal grado di adattamento ed alla compatibilità tra gli elementi che compongono il nucleo familiare, ma anche da quello che c’è tra la famiglia stessa ed i sistemi sociali che la circondano.

È evidente, quindi, come ci si possa trovare di fronte a svariate tipologie di famiglia, distinte dal grado di coesione e adattabilità e dalla capacità di utilizzare la comunicazione, sia al loro interno che verso l’esterno.

Possiamo parlare di “famiglia con funzionamento adeguato” quando il legame familiare viene visto come un processo in divenire nel quale i membri interni ed i loro legami con l’esterno sono in continua evoluzione e proprio per questo motivo devono essere riconosciuti (Scabini, 1995). Tutto questo avviene quando nella famiglia gli equilibri sono mantenuti, quindi, quando ci troviamo di fronte una coppia genitoriale salda e relazioni interne bilanciate.

Necessariamente diversa è la situazione che troviamo in una famiglia in cui i genitori hanno un rapporto conflittuale ed arrivano alla separazione. La fase della separazione è una delle fasi più delicate a cui la famiglia va incontro. Di per sé non rappresenterebbe un rischio di problematiche o malesseri successivi, ma tutto dipende da come questa viene affrontata, in particolar modo, dalla coppia ed in seconda battuta, ma non per importanza, dagli altri componenti della famiglia.

Nello specifico, proveremo a capire il punto di vista dei figli adolescenti.

Il punto di vista dei figli adolescenti

Quello dell’adolescenza è un periodo particolare, poiché l’individuo inizia ad arrivare ad una consapevolezza di sé e del mondo circostante che lo rende autonomo e responsabile, di conseguenza il cambiamento che avviene nelle relazioni con i genitori diventa punto cruciale nel processo di crescita e di individuazione, ma, allo stesso tempo, la famiglia rimane un riferimento importante.

È evidente come, nel caso di crisi della coppia genitoriale prima e di separazione della stessa poi, i vissuti dei figli adolescenti siano diversi da quelli di un bambino, poiché i primi arrivano a capire immediatamente la portata della crisi, dei litigi, con una visione che può essere più nitida di quella che hanno i genitori, coinvolti come sono nel conflitto. A differenza del bambino, l’adolescente non mette più in discussione il senso di sicurezza del sé, ossia non si assume le responsabilità della separazione, non vivendola più come abbandonica e non provando senso di colpa, fatto salvo per altri elementi relazionali più gravi.

Gli aspetti che vengono toccati sono quelli relativi al periodo stesso dell’adolescenza, ossia quelli che l’adolescente sta sperimentando in questa particolare fase della sua esistenza.

Come vive l’adolescente la separazione dei genitori?

Vediamo quali sono gli aspetti più importanti che l’adolescente sperimenta in questo ciclo della sua vita e dell’esistenza della sua famiglia. Il primo grande tema da affrontare è quello centrale, ossia quello del cambiamento.

La separazione dei genitori implica due grandi tipologie di cambiamento: da una parte quella “materiale”, quella che riguarda la casa, la scuola, la disponibilità economica, dall’altra quella “relazional-emotiva” che comprende la presenza o meno dei genitori nella vita quotidiana, il cambio di visione dacoppia di genitoriagenitori singoli”.

Per poter capire e metabolizzare il proprio cambiamento, quello legato al periodo adolescenziale, il minore avrebbe bisogno di un ambiente capace di rimandargli una situazione di continuità con il passato ed allo stesso tempo volta alla valorizzazione del futuro, ma questo difficilmente avviene durante la fase critica della separazione.

La coppia genitoriale è ora troppo impegnata a recuperare stabilità individuale all’interno della confusa dinamica della separazione stessa, tanto da non rendersi più conto delle problematiche che il figlio deve affrontare, quelle sue interiori e quelle dovute alla situazione che l’intero nucleo familiare sta vivendo e quindi dei suoi bisogni.

Ed ecco che l’adolescente potrà mettere in atto due tipi di reazione: una prima dove tenterebbe a non sovraccaricare oltre i genitori, negando o rimandando l’accoglimento di parti nuove di sé; la seconda canalizzando in maniera negativa la confusione ed i sentimenti contrastanti che ci sono in casa, andando così a sviluppare comportamenti reattivi o aggressivi.

Il processo di cambiamento richiede parallelamente, al suo interno, il processo identitario del “chi sono e cosa voglio”, riconoscimento dei propri vissuti ma anche dei propri desideri ed attitudini e sia l’adolescenza che la separazione sono momenti dell’esistenza nei quali questo meccanismo può incepparsi.

Sono gli adulti a fare da traino agli adolescenti durante il percorso di identificazione della propria identità, di conseguenza possono svolgere al meglio questo compito solo se consapevoli, in primis, di sé stessi e dei cambiamenti che loro devono affrontare come individui, in particolar modo, durante una fase così convulsa come quella della separazione.

Di grande importanza è un altro aspetto, ossia quello che riguarda il senso di responsabilità. È necessario che l’adolescente acquisisca senso di responsabilità delle proprie scelte rispetto all’altro. Durante la separazione dei genitori, ci si può trovare innanzi a diversi tipi di responsabilità che il figlio sviluppa nei confronti della situazione e dei genitori stessi. Ad esempio il figlio adolescente può sentirsi responsabile nei confronti del genitore che andrà a vivere fuori dal nucleo familiare rivisto, oppure dei fratelli e così via.

L’assumersi responsabilità, da parte di un individuo adolescente, deve avvenire per gradi e necessita di un affiancamento consapevole da parte degli adulti, che dovranno fungere da modello per i più giovani.

Può capitare che l’esperienza dolorosa, che vive il figlio durante la separazione dei genitori, possa scatenare vissuti di rabbia nei confronti del genitore che esce di casa, oppure di depressione per l’insostenibilità della situazione. In altre occasioni il figlio potrà tendere a sostituirsi alla figura genitoriale mancante, andando a consolare e sostenere l’altra, assumendosi, così, responsabilità da “adulto” che lo faranno sì crescere ma che lasceranno comunque un vuoto per quello che riguarda il bisogno fisiologico di avere una figura autorevole al suo fianco.

In ogni caso bisognerebbe lasciare che i figli si assumessero le responsabilità che sentono di riuscire a sostenere.

Strettamente legato al senso di responsabilità è il rapporto con le regole.

È chiaro che, seppur si tenda a lasciare che l’altro possa esprimersi liberamente per raggiungere la propria maturità, ci debbano essere regole (dettate dai genitori) atte a normare il percorso per il raggiungimento dei propri progetti e desideri, limiti che servono all’adolescente per capire il “quanto e il quando”, riconoscendo così in modo “controllato” sé stesso e le proprie ambizioni.

Nella coppia separata la situazione si complica per una serie di motivi, quali, ad esempio, l’assenza del padre nella quotidianità, figura che, nella maggior parte dei casi, viene vista come più autorevole e normativa rispetto a quella della madre più amorevole ed accudente, oppure il disaccordo della coppia genitoriale per quando riguarda le regole da dare ai figli, facendo così vivere agli stessi la frustrazione di due realtà distoniche.

Un altro aspetto molto importante e da non sottovalutare, che riguarda il periodo adolescenziale, è la confusione emotiva che l’adolescente vive in merito al riconoscimento delle proprie emozioni. Egli vive infatti in un perenne stato di sentimenti contrastanti quali la rabbia o la depressione, l’eccitazione e così via, emozioni che cerca al di fuori del proprio nucleo familiare ma che ha bisogno di esternare all’interno dello stesso, così da poter avere aiuto per contenere lo stato confusivo in cui viene a trovarsi.

Se i suoi vissuti, quelli che riporta in casa, non vengono decifrati e capiti, rischiano di trasformarsi in un sovraccarico emotivo che esplode in un conflitto emozionale tra genitori e figli.

Tutto ciò può essere amplificato ed aggravato da una situazione di crisi della coppia genitoriale o ancora in una coppia separata dove gli equilibri sono fragili e gli adulti faticano a regolare la propria esperienza emozionale non riuscendo, o riuscendoci male, a far fronte a quella dei figli.

Quali sono i disagi che vive il figlio adolescente?

Locandina Master Mediatori familiari
Locandina Master Mediazione penale
Slide background
Slide background
Slide background
Slide background
Slide background

È da tener ben presente che, quando due fasi così delicate, come il periodo adolescenziale, da una parte, e la separazione dei genitori, dall’altra, vanno a coincidere e quindi a sovrapporsi, le forze in gioco, per far sì che possa andare verso un accrescimento della consapevolezza personale, saranno molteplici e le competenze diventeranno prettamente di tipo emotivo e relazionale.

Non sempre però le figure genitoriali di riferimento riescono a mettere in campo forze ulteriori, poiché debbono già far fronte alla delicata situazione in cui si trovano a causa della separazione, quindi possono comparire nei figli adolescenti determinati disagi (non sempre del tutto ascrivibili, in toto, alla separazione) i cui segnali non sono mai da sottovalutare.

Primo tra tutti è quello relativo alle difficoltà che possono emergere nell’ambito scolastico. Quando l’adolescente non presenta il giusto investimento personale nei confronti dell’impegno scolastico, è evidente che stia dando un forte segnale, una richiesta di attenzione che non bisogna ignorare poiché può sottendere a seri disagi.

Altro segnale da non sottovalutare può arrivare dagli sbalzi d’umore, caratteristici sì dell’età evolutiva, ma che se protratti per fasi molto lunghe (ad esempio l’alternanza di depressione o di aggressività) possono essere sintomo di disagio psicologico.

Le fasi depressive, caratterizzate da apatia, tristezza, tendenza ad isolarsi, sono meno riconosciute dal genitore poiché meno “disturbanti”, ma altrettanto pericolose per il corretto sviluppo psicofisico dell’adolescente.

Al contrario le fasi aggressive vengono spesso sopravvalutate perché molto evidenti ed “ingombranti”, non capendo che il conflitto è fisiologico ed eventuali eccessi di ira o rabbia possono essere placati dando al ragazzo la possibilità di riconoscere di aver esagerato, aiutandolo così ad autocalmarsi e a scusarsi per il comportamento tenuto.

Vi sono poi altri tipi di comportamento messi in atto dagli adolescenti, volti ad attirare l’attenzione dei genitori, e questi sono comportamenti tipicamente antisociali, nello specifico atti vandalici, fughe di casa, piccoli furti, liti con il gruppo dei pari o atti di bullismo, che, alcune volte, si accompagnano all’uso di sostanze stupefacenti e a quello di alcool, sostanze utilizzate per una “fuga dalla realtà”, per allontanare, anche se solo momentaneamente, emozioni negative e vissuti di difficile gestione.

Vi è una differenza di genere: infatti, i comportamenti sopra descritti appartengono in prevalenza ai maschi, mentre le femmine tendono ad esprimere il loro disagio, la loro sofferenza, con una modalità legata all’emotività.

Quindi, la separazione dei genitori è da considerarsi un problema oppure no?

È sicuramente più logorante e deleterio per la salute psichica del minore vivere in un contesto familiare all’apparenza unito ma molto conflittuale, rispetto a vivere in una famiglia con genitori separati che hanno raggiunto un buon grado di stabilità ed armonia. Infatti, per il minore è molto più importante la qualità delle relazioni tra i membri della famiglia, più che la separazione in sé. (Cigoli, 1997). Nelle famiglie ad alto livello conflittuale si è osservato come la coesione, l’impegno emotivo, gli scambi comunicativi, siano molto scostanti e superficiali mentre, al contrario, quelle con più basso livello di conflitto coniugale siano più aperte alla relazione e all’interazione.

Dalla separazione dei genitori il figlio può trovare possibilità di crescita ed aumento delle proprie risorse personali, che lo potranno aiutare ad affrontare future problematiche di vita. La capacità di elaborare questa dolorosa e difficile esperienza potrà rafforzare la tolleranza delle sofferenze che la vita, inevitabilmente, riserva (resilienza).

Inoltre l’integrazione di nuove figure, siano essi adulti o minori, all’interno della rimodellata costellazione familiare, può aumentare le capacità relazionali, rendendo più duttili verso le nuove esperienze, dimostrando di essere in grado di integrare in maniera efficace e funzionale nuove parti di sé in relazione con gli altri.

Andando quindi ad analizzare quali siano i fattori che possano determinare una maggiore o minore problematicità legata alla separazione coniugale, i più importanti sono, in primis, la visione di famiglia che l’adolescente fa sua durante la fase critica, la qualità della relazione instaurata dai genitori dopo la separazione e la presenza o meno di relazioni stabili e regolari tra i genitori (presi singolarmente) ed i figli e, infine, la rete relazionale familiare allargata (parenti, nuovi partner, amici) la quale deve essere consistente e funzionale per poter essere efficace.

Notevole peso avranno anche le risorse personali degli adolescenti stessi (resilienza) ed il contesto sociale e culturale in cui essi sono inseriti.

Daniela Meistro Prandi

Tratto dalla Tesi di fine Master (edizione 2015/2017) di Daniela Meistro Prandi, “La mediazione familiare in coppie con figli adolescenti: la gestione del conflitto nel conflitto.”
Fonti:
SCABINI E. “Psicologia sociale della famiglia. Sviluppo di legami e trasformazioni sociali”, Bollati Boringhieri, Torino (1995).

CIGOLI V., “L’albero della discendenza. Clinica dei corpi familiari” (1997).

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *