Il 22 settembre 1922 si consuma la strage di Casignana

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In tre persero la vita per difendere il diritto di lavorare la terra, leso da chi aveva bene altri interessi.

Il 21 settembre 1990 la mafia assassinava il giudice Rosario Livatino

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L’indipendenza del Giudice» affermava Rosario Livatino, «non è solo nella propria coscienza, nella incessante libertà morale, nella fedeltà ai principi, nella sua capacità di sacrifizio, nella sua conoscenza tecnica, nella sua esperienza, nella chiarezza e linearità delle sue decisioni, ma anche nella sua moralità, nella trasparenza della sua condotta anche fuori delle mura del suo ufficio, nella normalità delle sue relazioni e delle sue manifestazioni nella vita sociale, nella scelta delle sue amicizie, nella sua indisponibilità ad iniziative ed affari, tuttoché consentiti ma rischiosi, nella rinunzia ad ogni desiderio di incarichi e prebende, specie in settori che, per loro natura o per le implicazioni che comportano, possono produrre il germe della contaminazione ed il pericolo dell’interferenza»

Entra in vigore la legge Merlin il 20 settembre 1958

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La chiusura delle case di tolleranza scatenò un feroce dibattito, parlamentare e non, che si concluse con l'approvazione della legge. La senatrice Merlin, firmataria e promotrice della legge n. 65 del 1958 che, suo malgrado, passò alla storia col suo nome, non ritenne di vietare “ciò che è insopprimibile, cioè il mercato dell’amore”, ma puntò a cancellare lo sfruttamento perpetrato all’ombra delle leggi dello Stato in una modalità ipocrita che marchiava a vita le donne, privandole della possibilità di trovare un lavoro e immaginare un futuro normale emancipandosi dal degrado. La legge Merlin, tuttora in vigore, non rese illegale la prostituzione, ma il suo sfruttamento ad opera di soggetti pubblici o privati ed eliminò quei provvedimenti, legati a malintese questioni di ordine pubblico e “decoro”, che marchiavano a vita le prostitute.

76 anni fa a Boves scoprirono quanto valeva la parola di un ufficiale tedesco

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11 giorni dopo l'8 settembre del '43, a Boves, i partigiani restituirono i due militari delle SS che avevano catturato. Il comandante tedesco aveva loro garantito che, se glieli avessero consegnati incolumi, non avrebbe fatto rappresaglie. Quando gli era stato richiesto di mettere tale impegno per iscritto, aveva risposto: "la parola d'onore di un ufficiale tedesco vale gli scritti di tutti gli italiani". Subito dopo aver riavuto i suoi due soldati, ordinò la strage. La prima delle quattro stragi nazifasciste subite dagli abitanti di questa cittadina in provincia di Cuneo.  

Corso in Vittimologia e Victim Support

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da novembre 2018 a gennaio 2019

Il 18 settembre del ’43 Mussolini annuncia da Radio Monaco la costituzione della RSI

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Erano riusciti a farlo scendere dal palco, ma il suo spettacolo era lungi dall'essere finito. Che lui lo volesse o meno.

Il 17 settembre 1944 scatta la fallimentare operazione Market Garden

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Il 17 settembre del 1944 gli Alleati, dopo lo sbarco in Normandia e la liberazione della Francia e del Belgio, davano inizio al piano Market Garden, che prevedeva il lancio di 35 mila paracadutisti americani, inglesi e polacchi, nell'Olanda occupate dalle forze naziste. Concepita dal generale Montgomery, allo scopo di concludere in fretta il conflitto, la più grande operazione aviotrasportata della storia si rivelò un sanguinoso fallimento: le difese tedesche sul Reno non crollarono e il fiume non fu attraversato; il territorio conquistato dagli anglo-statunitensi si rivelò sostanzialmente inutile dal punto di vista strategico generale; l'imprevisto successo tedesco fu sfruttato dalla propaganda del Terzo Reich. E t ra morti, feriti e dispersi, le perdite anglo-americane ammontarono a quasi 17.000. Le vittime olandesi tra i civili non furono quantificabili con certezza, venendo stimate tra le 20.000 e le 30.000 persone.

16/09/1982. Massacri di Sabra e Chatila

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Tra il 16 e il 18 settembre 1982, per circa 40 ore ininterrotte, si consuma una mattanza di civili alla periferia ovest di Beirut, nel quartiere di Sabra e nel campo profughi di Shatila. "L’odore traumatizzante della morte era dappertutto. Donne, bambini, vecchi e giovani giacevano sotto il sole cocente". "Quei civili, a centinaia, erano tutti disarmati. Era stato uno sterminio di massa, un'atrocità […]. Era stato un crimine di guerra." Ha scritto Kapeliouk: "Questo massacro sembra proprio essere stato premeditato. Il suo scopo: provocare un esodo massiccio dei Palestinesi da Beirut e dal Libano. La crudeltà del crimine – corpi lacerati, membra tranciate, bambini squartati, teste di bambini schiacciate contro il muro – può trovare così una spiegazione nella volontà di terrorizzare". Trentasette anni dopo l’eccidio, la quarta generazione di profughi vive ancora nello stesso campo, in condizioni indegne per uomini e bestie, aggravate nel corso del tempo dal progressivo sopraggiungere di nuove ondate di sfollati palestinesi e libanesi, siriani e iracheni, sudanesi ed etiopi, indiani e curdi, in fuga da tutte le tragedie del mondo.

Assassinio di Pino Puglisi il 15/09/1993

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Lo uccisero per rabbia, per paura, per invidia, perché dall’altare li aveva chiamati animali, perché “si portava i picciriddi cu iddu”

1916: inizia la settima battaglia dell’Isonzo, tre giorni di carneficina

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La valle del fiume Isonzo fu teatro delle maggiori operazioni militari sul fronte italiano dal 1915 al 1917, fino alla disfatta di Caporetto. Vi trovarono la morte oltre 300.000 soldati, fra italiani e austroungarici; dodici battaglie, che, a parte la conquista di Gorizia, fruttarono al Regio Esercito guidato dal generale Cadorna ben pochi successi. La settima battaglia dell’Isonzo è la storia di un sanguinoso fallimento, venuto subito dopo una formidabile vittoria, la presa di Gorizia. Iniziò il 14 settembre, e 3 giorni dopo, quando terminò, le truppe di Cadorna avevano conquistato appena qualche trincea e un caposaldo. Ma le perdite italiane ammontavano a 21.144 uomini, mentre gli austriaci avevano perduto circa 15.000 uomini. Chissà quanti, anche in quell'orrenda carneficina, come il soldato Gherlinzoni, di cui riportiamo una lettera alla famiglia, gridarono: "ho quattro bambini! salvatemi la vita!!!". Come scrisse Carlo Emilio Gadda, che a quella battaglia partecipò, tutte quell'atrocità e quelle miserie non potevano costituire "fanfara d’orgoglio".