Pubblicati da Alberto Quattrocolo

Il 20 agosto del 1968 i carri armati sovietici soffocano la Primavera di Praga

I Cecoslovacchi, stanchi delle imposizioni sovietiche, tentarono di riformare il paese. La Primavera ebbe, purtroppo, vita breve. Nella notte tra il 20 e il 21 agosto del 1968 i carri armati sovietici entrarono a Praga, mettendo sanguinosamente fine al recente periodo di liberalizzazione. A nulla valsero le proteste e rivolte della popolazione, che anzi subì più di un centinaio di perdite civili. in pochi mesi 300.000 cecoslovacchi abbandonarono il paese, emigrando nei paesi dell’Europa Occidentale, dove furono accolti a braccia aperte.

Tentato colpo di stato a Mosca il 19 agosto 1991

Gennadij Burbulis, braccio destro del Presidente Boris Eltsin all’epoca del tentato colpo di stato del 19 agosto 1991, vent’anni dopo, nel 2011, dichiarò: “La struttura di un edificio può collassare e l’anima di un’ideologia può essere messa da parte, ma il suo spirito sopravvive. Nella Russia odierna questo persiste nella rinata convinzione che Stalin fosse un grande leader, nella nostalgia per la stabilità e la potenza del periodo sovietico che è stata inventata a posteriori, nella xenofobia e nell’intolleranza, nella mancanza di rispetto per i diritti civili, nella crescente corruzione, nella mentalità da potenza imperialistica di alcuni nostri leader e di alcuni nostri cittadini. È questa la pericolosa eredità di quei tre giorni di agosto di 20 anni fa”.

Medici senza Frontiere evacua sei ospedali nello Yemen il 18/08/2016 per i bombardamenti

Il 18 agosto 2016, Medici senza Frontiere, una delle organizzazioni umanitarie più note al mondo, a seguito dell’ennesimo bombardamento “fuori controllo” che tre giorni prima aveva causato 19 morti e 24 feriti, tra cui pazienti e operatori volontari di un ospedale gestito dall’ONG nel nord dello Yemen, assume la decisione di evacuare il proprio staff da sei ospedali in quell’area. A novembre di quell’anno l’ONG ha ripreso ad operare, però, morti e orrori proseguono in un conflitto nel quale le questioni politiche s’intrecciano a immani interessi economici legati anche al commercio delle armi, condotto perlopiù illegalmente dalle principali democrazie occidentali (Italia compresa, visto che in questa guerra vengono utilizzate anche bombe prodotte in Italia, in violazione di una legge nazionale, la n.185/1990, che vieta l’esportazione di armi verso i paesi in conflitto armato come lo Yemen), in spregio alla regolamentazione sancita dai trattati internazionali in materia. 

 

 

Viene ritrovato il cadavere di Matteotti il 16 agosto del 1924

Quali sono gli scenari retrostanti uno degli omicidi più famosi del ventennio fascista? Il deputato del Partito Socialista Unitario Giacomo Matteotti, il cui cadavere fu scoperto il 16 agosto del 1924 (era stato rapito il 10 giugno), con un discorso alla Camera dei Deputati, il 30 maggio 1924, aveva contestato la validità delle elezioni tenutesi in aprile, denunciando le violenze e abusi da parte del Partito Nazionale Fascista, al governo dalla fine di ottobre del 1922, in seguito alla marcia su Roma. Matteotti, però, aveva anche le prove di cospicue tangenti versate dalla compagnia petrolifera statunitense Sinclair Oil al fratello di Benito Mussolini, a membri della famiglia reale, a ministri del governo Mussolini, ad imprenditori e a diplomatici e intendeva portare tali prove in Parlamento l’11 giugno. 

Quando il contingente italiano partecipò al corpo di spedizione in Cina e si diede a violenze e razzie

Arrivarono a Pechino il 14 agosto del 1900 per ristabilire “il sacro diritto delle genti e dell’umanità calpestata” e “tenere alto il prestigio dell’esercito italiano e l’onore del nostro Paese”: lo fecero con massacri indiscriminati, stupri e rapine. Si tratta di un evento da nota a piè di pagina nei libri di storia. Però, significativo ancora oggi. E illustrativo di come negli ultimi 119 anni assai poco siano cambiati i modi per mascherare il colonialismo e la rapacità e il razzismo latente che lo sottendono. 

Che si trattasse di una scelta colonialista e che in Cina fosse in atto da tempo un tentativo di dominazione diretta e indiretta delle potenze straniere era un fatto noto a tutti, o almeno a tutti coloro che volevano vedere e sapere. Il deputato repubblicano Napoleone Colayanni, ad esempio, si era rivolto al Governo con queste parole: «Che direste voi se domani uno straniero esclamasse: “Mi piace il porto di Messina” e se lo prendesse? E poi facesse altrettanto con Napoli? Gli europei hanno operato così in Cina!».

Iniziano i lavori di costruzione del muro di Berlino. È il 13 agosto 1961

Ergere muri per proteggere, sé o altri, o per rinchiudere. Innalzare barriere per discriminare, per punire, per comunicare qualcosa di preciso.  La notte tra il 12 e il 13 agosto 1961 furono posati i primi metri di filo spinato, ma già dopo un paio di giorni arrivarono le forme di cemento, e Berlino Ovest diventò anche fisicamente un’enclave sovietica: tutt’intorno, il territorio apparteneva alla Repubblica Democratica Tedesca, così come la parte orientale di Berlino.

12/08/1944: l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema

Non si trattò di una rappresaglia: l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, il secondo per numero di vittime nel corso della cruenta ritirata tedesca, fu pianificato al fine di terrorizzare la popolazione civile, coerentemente alla direttiva emanata nel giugno 1944 da Albert Kesselring, capo supremo dell’esercito germanico in Italia. All’alba del 12 agosto, tre reparti di SS, accompagnati da fascisti collaborazionisti in funzione di guide della zona, salirono a Sant’Anna, mentre un quarto reparto si attestò più a valle, per chiudere qualsiasi via di fuga. Alle sette il paese era completamente circondato; la popolazione, pensando a un’operazione di rastrellamento, si divise: gli uomini scapparono nei boschi per evitare la deportazione, mentre vecchi, donne e bambini cercarono rifugio nelle proprie case. I nazisti inizialmente radunarono circa centocinquanta persone nel piazzale antistante la chiesa e aprirono il fuoco, per poi dare alle fiamme il cumulo dei corpi, tra cui vi erano ancora dei vivi. Altre SS rastrellarono i presenti casa per casa e attuarono meticolosamente l’eccidio, con armi da fuoco e bombe a mano, appiccando incendi, mitragliando chiunque tentasse di fuggire verso il bosco. A mezzogiorno tutte le piccole case di Sant’Anna bruciavano. Non tutte le vittime poterono essere identificate, né fu possibile precisarne con sicurezza il numero: 560 quelle certe, tra cui 130 minori di quattordici anni, donne e anziani.