Pubblicati da Staff Me.Dia.Re

Obiettivi dell’antibuonismo nazionalrazzista

Obiettivi dell’antibuonismo nazionalrazzista, intesi come bersagli e come fini L’espressione “obiettivi dell’antibuonismo nazionalrazzista” rinvia ad un duplice significato della parola obiettivo. Cioè, gli obiettivi come risultati perseguiti dall’azione polemica svolta, in chiave antibuonista, dal nazionalrazzismo; e gli obiettivi dell’antibuonismo nazionalrazzista intesi come bersagli di un’azione di tipo conflittuale-offensivo. Avevo proposto il termine nazionalrazzismo in riferimento […]

Dove eravamo

Certi momenti ci coinvolgono tutti a prescindere dal luogo in cui avvengono. Certi fatti si fissano nella memoria collettiva e stimolano la vicinanza empatica di interi popoli. Ma quando il fatto che, pure riguarda degli esseri umani, non è riconosciuto come tale, non scatta alcuna empatia. Ricordiamo dove eravamo quando vennero uccisi prima Giovanni Falcone e poi Paolo Borsellino e quando vennero abbattute le Torri Gemelle, perché ci sentivamo lì, a Palermo o a New York. Ma non ci sentiamo lì quando un barcone si rovescia nel Mediterraneo.

Propaganda nazionalrazzista e Welfare

Il socialrazzismo è l’atteggiamento di chi, interessato alla difesa, anzi al rinforzo, dello stato sociale, ritiene che, escludendone i migranti, ciò sia possibile immediatamente. Il nazionalrazzismo stimola e manipola la rabbia e la frustrazione di chi soffre per il disagio sociale sollecitando paura e odio per i migranti. Entrambi affermano che discriminando ed escludendo qualcuno si rinforzino le garanzie per tutti gli altri.

Le vittime di Piazza San Carlo

Chi si trovava in piazza San Carlo, a Torino, la sera del 3 giugno, ha vissuto un’esperienza terribile, da incubo, e può aver perso molte cose importanti, difficili da dire e ancor di più da spiegare, da recuperare o reintegrare. Quindi cerchiamo di non mancargli di rispetto, biasimandolo per quanto gli è capitato o considerandolo una vittima di rango inferiore rispetto ad altre.

Razzismo e terrorismo

Razzismo, paranoia e islamofobia: sembrano costituire non soltanto una degenerazione in sé, ma rappresentano anche una vittoria – psicologica, politica, sociale, culturale e… sanguinaria – del sedicente Stato Islamico. Infatti, la visione spersonalizzante, anzi deumanizzante dell’Is, esportata e diffusa con il terrorismo in diversi continenti, rischia di essere specularmente assunta da chi sviluppa una visione degli islamici come se fossero dei nemici, delle non-persone.