Corsi e ricorsi è una nuova rubrica dell’Associazione Me.Dia.Re., simile ad altre già presenti sul web, che, come quelle, vuole contribuire a mantenere e rinfrescare la memoria circa fatti di varia natura accaduti tanto nel più recente passato che in quello un po’ più remoto. Tendenzialmente, infatti, gli eventi richiamati saranno quelli verificatisi dell’inizio del Novecento fino all’anno scorso. Tuttavia, questa rubrica presenta due caratteristiche: la prima è che è interlocutoria. In sintesi, chiunque abbia voglia di aiutarci a ricordare può segnalarci (in forma non anonima) l’accadimento che ritiene meritevole di attenzione. Pubblicheremo, quindi, tutti i fatti che ci verranno proposti, indicando anche chi è l’autore della “rimembranza”, ma riservandoci la prerogativa di verificare prima la congruità del contenuto e della forma del contributo inviato. Naturalmente, la preghiera è di scrivere dei contributi pubblicabili secondo le regole del diritto e del buon senso. L’altra peculiarità di questa rubrica riguarda il suo “taglio”. Me.Dia.Re., infatti, si occupa di mediazione familiare, penale, di gestione dei conflitti in diversi ambiti (aziendale, sanitario, scolastico..), di ascolto e sostegno per le vittime di reato e di altro ancora, pertanto, i fatti che verranno presi in considerazione saranno, soprattutto, quelli relativi al conflitto nelle sue più diverse manifestazioni e conseguenze, dal livello micro a quello macro. Saranno citati, quindi, eventi bellici, ovviamente, ma anche atti di terrorismo, episodi di criminalità organizzata e non, fatti di politica nazionale e internazionale, specie se aventi correlazioni con questioni del nostro Paese, eventi di rilevanza culturale e altri accadimenti, in vario modo oggetto di discussione, dibattito o polemica.

30 aprile ’45: la morte e l’auto-assoluzione di Hitler

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Il 30 aprile del 1945 Hitler per non fare la stessa fine di Mussolini si toglieva la vita. E lasciava un "testamento politico". In quelle righe si può leggere l'oscura potenza dei meccanismi mentali di auto-giustificazione e di auto-assoluzione. Qui meccanismi che consentono prima di esercitare violenze e atrocità e poi di sentirsi a posto con la propria coscienza, perché, si dice a se stessi, la vittima non è una vittima: è il colpevole, se l'è cercata, se l'è meritata, non è umana, non è meritevole di un umano trattamento, ed è giusto e doveroso odiarla, perseguitarla, derubarla, umiliarla e ucciderla.

29 aprile 1945: il bagno di sangue continua

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Il 29 aprile del 1945, mentre in Piazzale Loreto venivano esposti e oltraggiati i cadaveri di Mussolini e della Petacci e a Caserta, i tedeschi firmavano, anche per conto della RSI, la resa agli Alleati, le truppe naziste in ritirata massacravano partigiani e civili.

1967, Muhammad Ali rifiuta l’arruolamento per il Vietnam

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La sfida più difficile per il pugile più grande: perse tutto, ma guadagnò ogni cosa. Senza mai tornare sui propri passi, senza mai rinnegare i propri valori.

Cirillo, la Camorra, le BR …

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Era trascorso quasi un anno dal 27 aprile del 1981, giorno del…

Guernica

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Il 26 aprile del 1937 i bombardieri e i caccia tedeschi e italiani devastavano Guernica, la città basca controllata dalle forze repubblicane. Per Hitler, che con Mussolini appoggiava le forze nazionaliste di Francisco Franco nella Guerra Civile spagnola, si trattava anche di sperimentare l'efficienza della propria aviazione in battaglia.

25 aprile 1945

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Il 25 aprile è in Italia la festa della Liberazione dal nazifascismo…

1955, si chiude la Conferenza afroasiatica di Bandung

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"Per la prima volta nella storia, uomini di razze e tendenze diverse, e tuttavia uniti dall’odio contro il colonialismo e dall’amore per la pace, hanno proclamato la loro volontà di combattere ovunque la tirannia e di difendere la loro indipendenza contro ogni ingerenza straniera."

John Garfield “eroe proletario” distrutto dalla paranoia dominante.

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John Garfield era davvero un eroe proletario, un figlio di immigrati, un emarginato dei bassifondi. Ma grazie alla sua carica di rabbiosa energia, al talento e ad un po' di fortuna, realizzò il "sogno americano". Non dimenticò, però, le proprie origini, anzi si batté per il progresso sociale e contro il fascismo. Quello che aveva devastato l'Europa. E ciò lo rese un idolo per milioni di spettatori, che si riconoscevano nei suoi valori e che vedevano negli Stati Uniti un baluardo alla tirannia. Ma, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, John Garfield lottò anche contro il fascismo sotterraneo, quello che, in nome di un anticomunismo paranoico, faceva strame dei principi liberali nell'America post bellica. Ma, dalla seconda metà degli anni Quaranta, la solidarietà verso immigrati, poveri ed emarginati e la lotta per la libertà di pensiero, non erano più un encomiabile prova di americanismo, ma un indizio di anti-patriottismo, un sintomo di sovversione. Così il 23 aprile del 1951 gli mise le mani addosso la Commissione per le Attività Anti-americane. E non lo mollò più.  

1980, la Primavera Amazigh (berbera)

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"I suoi colori [della bandiera] rappresentano i differenti paesaggi in cui vivono le popolazioni berberofone: il blu è il colore del Mediterraneo e dell'oceano Atlantico, il verde quello dei boschi delle montagne e il giallo quello del deserto. La figura posta al centro [...] simboleggia l'amazigh stesso, ossia "l'uomo libero", mentre il colore rosso evoca il legame di appartenenza alla terra che unisce le diverse comunità di Tamazgha."

La Baia dei Porci, quando la logica del conflitto porta alla catastrofe

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Si era appena insediato alla Casa Bianca, John F. Kennedy, che subito il direttore della CIA, Allen Dulles cominciò a fargli pressioni per portare avanti un progetto di invasione di Cuba, da parte di brigate di esuli anticastristi, addestrati dalla CIA in Guatemala. Il progetto era stato autorizzato dal suo predecessore Eisenhower e dal vice di questi, Nixon. La CIA e i militari gli assicurarono che per effetto dello sbarco il popolo cubano sarebbe insorto contro Castro. Kennedy credette di dover decidere se sciogliere le brigate cubane, che avrebbero girato gli Stati Uniti accusandolo di aver tradito l'impegno di Eisenhower contro il comunismo nel continente americano, oppure se tradire i principi progressisti per i quali era stato eletto: libertà, giustizia e autodeterminazione dei popoli. Scelse la prima opzione, avvertendo, però, le brigate cubane che in nessun caso avrebbe inviato forze armate americane ad aiutarle. Il 19 aprile del 1961 l'invasione era fallita. Kennedy, nonostante le pressioni di Dulles e altri, non autorizzò missioni di soccorso né copertura aerea. «Come ho potuto essere così stupido?», si chiese ripetutamente poi. La spiegazione che si diede era che aveva avuto una fiducia cieca nella competenza e nella sapienza della CIA e dei militari. Forse, la vera spiegazione era che era stato condizionato dalla logica, ottusa, del conflitto che influenzava il mondo intero: la Guerra Fredda.

Berlusconi pronuncia l’editto bulgaro

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Un'espressione passata alla storia, come la vicenda connessa: Biagi, Santoro e Luttazzi fuori dalla Rai per lunghi anni. L'ultima parola è ancora da scrivere.

1995, assassinio di Iqbal Masih, dodicenne attivista e sindacalista pakistano

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Dal Pakistan all'Italia: un viaggio tra i piccoli lavoratori a cui non è garantito il diritto allo studio. Uno su tutti, Iqbal, la cui data di morte è diventata la Giornata contro la schiavitù infantile.

L’uso fascista dell’ odio religioso in Africa

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Il 15 aprile del 1936 nella campagna bellica per la conquista dell’Etiopia, l’Italia fascista impiegò truppe libiche, di religione islamica, per massacrare i resistenti etiopici cristiani. E poi cercò di ingraziarsi la minoranza musulmana etiopica contro la maggioranza cristiana copta, che si opponeva all’invasione. Era uno schema collaudato: gli italiani avevano già usato, infatti, le truppe cristiane copte eritree nel corso della conquista e della sottomissione della Libia, un'impresa non meno sanguinaria di quella realizzata in Africa Orientale.

Frank Serpico e quegli altri soli contro tutti

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Compie gli anni il 14 aprile Frank Serpico, il poliziotto newyorchese che non aveva mai preso una bustarella e che aveva osato mettersi contro l'intero dipartimento di polizia, per denunciare la corruzione dilagante, rimettendoci quasi la pelle. Il ricordo della sua vicenda ne fa venire in mente altre, coeve e successive, in cui l'individuo si è dovuto battere con disperata determinazione contro potenti e numerosi avversari irriducibilmente contrari all'emersione della verità. Viene da pensare così alla quasi coeva lotta di Daniel Ellsberg, al lavoro e all'assassinio dell'«eroe borghese» Giorgio Ambrosoli, alla quasi decennale battaglia di Ilaria Cucchi.

Mikhail Gorbaciov riconosce il massacro di Katyn’

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Più di 22.000 omicidi a sangue freddo, ordinati direttamente da Stalin. Ammettere le proprie responsabilità richiede, a volte, molto tempo. Troppo.

Il primo uomo nello spazio

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Gli occhi di tutto il mondo si puntarono su un ragazzo di ventisette anni: seguendo la passione per il volo, arrivò più in alto di chiunque altro.

1987, muore lo scrittore Primo Levi

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I campi di sterminio attraverso gli occhi di chi li ha vissuti. Una ferita profonda, forse più simile a un baratro, che non si può rimarginare. E che conduce a una tragica fine.

Gian Luigi Banfi si spegne a Mauthausen-Gusen

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"Credo di più alla fine naturale; senti il dolore di tutti che è grande come il tuo." Le ultime parole di un uomo alla moglie, che lo aspetterà per sempre.

A cavallo della paranoia

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Il 9 aprile del 1950 il senatore repubblicano McCarthy sparò una balla gigantesca. Una bufala indigeribile. La stragrande maggioranza degli americani, però, la digerì e la assimilò. La destra aveva diffuso una paranoia ormai incontrastabile con strumenti razionali. Adottando una propaganda degna di Goebbels, era stata radicata l’idea che vi fosse un "nemico del popolo": i comunisti, i progressisti, la sinistra in generale. Un nemico che veniva rappresentato come subdolo, pericolosissimo e sorretto da potenti e oscuri alleati. Così neanche il tentativo dei democratici di accreditarsi come “veri americani”, per battere la destra sul suo terreno, l’anti-comunismo, poteva funzionare. Migliaia di persone pagarono le persecuzioni sulla loro pelle, anche se non erano comunisti. Ma per la maggioranza, se lo meritavano. Come disse Eleonore Roosevelt, la paranoia scatenata era stata «una vera e propria ondata di fascismo, la più violenta e dannosa che questo Paese abbia mai avuto».

Il buio oltre la siepe e l’umile forza dell’empatia

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«I vicini portano da mangiare quando muore qualcuno, portano dei fiori quando qualcuno è ammalato, e altre piccole cose in altre occasioni. Boo era anche lui un nostro vicino, e ci aveva dato due pupazzi fatti col sapone, un orologio rotto con la catena, un coltello... e le nostre vite. Una volta Atticus mi aveva detto: "Non riuscirai mai a capire una persona se non cerchi di metterti nei suoi panni, se non cerchi di vedere le cose dal suo punto di vista". Ebbene, io quella notte capii quello che voleva dire. Adesso che il buio non ci faceva più paura, avremmo potuto oltrepassare la siepe che ci divideva dalla casa dei Radley, e guardare la città e le cose dalla loro veranda. Accadde tutto in una notte, la notte più lunga, più terribile... e insieme la più bella di tutta la mia vita»

La strage nazifascista della Benedicta

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Per la strage nazifascista della Benedicta arrivò una sola condanna più di cinquant'anni dopo. Come per tutte le altri stragi giustizia non fu fatta. La conseguenza è stata che i parenti delle vittime, constatando che l’apparato giudiziario non si indirizzava contro gli autori delle stragi, spesso finirono per ritenere che la responsabilità degli eccidi dovesse essere sostanzialmente attribuita ai partigiani, cioè coloro per colpire o isolare e fermare i quali le stragi erano state compiute. Così, ancora oggi sono in molti a pensare che i soli veri colpevoli fossero coloro le cui azioni di guerriglia venivano contrastate con tali criminali e cruenti reazioni.

In Albania non portammo ordine, giustizia e pace

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Ottantadue anni fa l’Italia (fascista) non portò in Albania ordine, giustizia, pace, come raccontavano i giornali italiani. Portammo, invece, discriminazioni, sfruttamento e fascismo, prima, e fucilazioni, impiccagioni, torture, deportazioni e campi di concentramento, poi.

L’umanità di Spencer Tracy, il fascismo e l’America First

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Spencer Tracy, nato il 5 marzo del 1900, fu un uomo tormentato, che non si riconobbe nella definizione datagli dalla stampa di "migliore attore del mondo", pur avendo collezionato due Oscar vinti e sette candidature a tale statuetta e il premio come migliore attore a Cannes. Ma era anche un liberal, che nella vita quotidiana e nelle produzioni cinematografiche si batteva per affermare la dignità di ogni essere umano, opponendosi alle istanze autoritarie e razziste, come quelle del partito America First, della "caccia alle streghe" e della segregazione razziale.

Martin Luther King: Sono un uomo!

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"Free at last” (“Finalmente libero”, epitaffio per…

L’attualità e la verità di Indovina chi viene a cena

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Indovina chi viene a cena (1967, di Stanley Kramer), purtroppo, a 52 anni dalla sua uscita nei cinema italiani non ha perso un grammo della sua attualità. E ancora oggi tocca il cuore. Anche perché traspare anche alla centesima visione la profonda verità affettiva ed emotiva dei personaggi che Katharine Hepburn, Spencer Tracy, Katharine Houghton e Sidney Poitier portavano sullo schermo.

Quel bombardamento su Tokio di “incoraggiamento”

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Molti bombardamenti sono stati fatti per abbattere il morale del nemico, per far venire meno la fiducia del popolo nei suoi leader. Ma il bombardamento su Tokio fu ideato e svolto per tirare su il morale del popolo americano, dopo il disastro di Pearl Harbour. Si trattò di un’avventurosa, pericolosissima e sanguinaria missione, il cui fine principale era psicologico, cioè propagandistico.

Il 1° aprile, il Mein Kampf e il boicottaggio nazista del commercio ebraico

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Il 1° aprile decisamente non è un gran giorno del calendario…

Il Codice Hays e la moralità del cinema hollywoodiano

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“Se noi, gente di cinema, aspiriamo ancora al titolo di artista,…

Goebbels, Fritz Lang e la propaganda cinematografica nazista

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La sera del 30 marzo del 1933, a Berlino, si svolse un bizzarro colloquio tra Joseph Goebbels, appena nominato ministro, e Fritz Lang, il più grande regista di lingua tedesca. Il primo era convinto che le idee naziste sarebbero penetrate nella vita emotiva dei tedeschi e di tutti gli altri popoli molto più efficacemente quanto meno apertamente sarebbero state trattate. Perciò, intendeva servirsi dell'abilità tecnica e organizzativa e dello straordinario talento creativo del secondo, offrendogli di essere a capo dell'intero, complesso, sistema della propaganda cinematografica nazista. Il secondo doveva scegliere tra il restare un essere umano o il mettersi al servizio della disumanità. 

Scandalo Lockheed: dimissioni del Presidente della Repubblica

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Gli aerei americani furono venduti grazie a 22 milioni di dollari di tangenti in tutto il mondo. L'Italia prese parte a questo sistema di corruzione internazionale.