Il primo uomo nello spazio

Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini.

Figlio di un falegname e di una contadina, Jurij Alekseevič Gagarin trasformò la sua passione per il volo in un passaggio storico per la nostra specie: la prima uscita dall’atmosfera terrestre. Fino ad allora, nessun uomo si era mai spinto tanto in alto. E’ plausibile che il conflitto (più o meno) sotterraneo di quegli anni abbia giocato un ruolo determinante nel portare l’essere umano oltre i propri limiti. I risultati in campo aerospaziale furono un’ottima dimostrazione del conflitto come dinamica non nociva.

Siamo, infatti, all’inizio degli anni sessanta, quando la guerra fredda rischia di spazzare via la vita umana dal pianeta. L’URSS ha già segnato un punto importante nella corsa allo spazio: nel 1957, Sputnik fu il primo satellite mandato in orbita intorno alla Terra. Per quasi tre mesi di attività ricordò agli Americani che erano rimasti un passo indietro: avevano perso la supremazia tecnologica.

Nello stesso anno, Gagarin, a 23 anni, si diplomò a pieni voti presso l’Accademia aeronautica sovietica di Orenburg. Al termine di un ulteriore addestramento in Ucraina, entrò a far parte di quel ristretto gruppo di piloti che avrebbero puntato più in alto del cielo: sarebbero diventati dei cosmonauti. Tra i venti aspiranti, fu scelto lui per abbattere l’ultimo confine umano.

Così, quel 12 aprile 1961 entrò nella capsula Vostok 1. Alle 9.07 iniziò il viaggio, che in pochi minuti lo portò nello spazio. Rimase in orbita per quasi due ore, dopodiché, come programmato, iniziò il rientro a casa. Ad attenderlo, milioni di Russi che ancora speravano nel progetto di quella enorme nazione.

L’impresa ebbe ovviamente eco mondiale, ma in patria, Gagarin fu addirittura nominato Eroe dell’Unione Sovietica e decorato con l’Ordine di Lenin, la massima onorificenza.

Alessio Gaggero

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