Il “sequestro emozionale” del conflitto e l’ “intelligenza emotiva” della mediazione

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Il conflitto ha una sorprendente capacità di inibire le nostre capacità di sentire e riconoscere le nostre e altrui emozioni e ci fa pensare, volere e agire sotto il condizionamento della propria forza pervasiva. In altri termini, il conflitto ha uno spaventoso potere di porre in essere un "sequestro emozionale" in danno dei suoi protagonisti. La mediazione, da questo punto di vista, può essere vista come l'azione di liberazione delle capacità sequestrate dal conflitto, quelle capacità che costituiscono la nostra "intelligenza emotiva". Infatti, attraverso l'ascolto empatico svolto dal mediatore, la mediazione restituisce agli attori del conflitto la consapevolezza dei loro sentimenti e delle loro emozioni, il che costituisce il presupposto indispensabile per il recupero della capacità empatica e di quella di pensare, sentire e agire liberati dai condizionamenti della dinamica conflittuale.   

Lo spazio per sentimenti ed emozioni nella mediazione familiare e nella mediazione civile e commerciale, secondo Cristel Jocollé

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Il 33° video di Conflitti in corso, grazie alla disponibilità di Cristel Jocollé, è un approfondimento dei temi proposti nel precedente video. In particolare, si approfondiscono le caratteristiche della mediazione civile e commerciale e della mediazione familiare, spiegando le ragioni di fondo sottese ad esse e il diverso modo in cui vengono accolte e riconosciute le emozioni delle parti.

Intervista a Cristel Jocollé: la mediazione familiare e la mediazione civile e commerciale

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Sono davvero molto interessanti le riflessioni sui differenti approcci al conflitto nella mediazione civile e commerciale e nella mediazione familiare, in questo 32° video di Conflitti in corso, proposte da Cristel Jocollé, che ha una rilevante esperienza in entrambi gli ambiti professionali

Trentunesima puntata di Conflitti in corso: il conflitto e l’intelligenza emotiva

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Ci è arrivata una mail di una persona che chiede:

«Com’è possibile che quel mio famigliare, che mi odia così tanto e che passa sui miei sentimenti come un carrarmato, sappia essere così umano, gentile, comprensivo e affettuoso con le altre persone? Come potrebbe la mediazione risolvere quest’assurdità?».

Cercando di corrispondere alla stratificazione e alla complessità dei quesiti posti, in questo trentunesimo video di Conflitti in corso, ci soffermiamo brevemente sui concetti di “intelligenza emotiva” (David Goleman) e “sequestro emozionale” (Bessel Van Der Kolk), per riflettere sulla capacità del conflitto di intaccare la nostra attitudine empatica non a 360° e nei confronti di chiunque, ma nei riguardi della nostra controparte. Da queste osservazioni, sorgono considerazioni sulla possibilità che la mediazione dei conflitti permetta di rimettere quell’empatia che il conflitto ha selettivamente estratto.

 

L’empatia non è una passeggiata

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L'empatia del mediatore, che non può essere solo una disposizione d'animo, dovendo essere comunicata ai protagonisti del conflitto con cui si relaziona, e che è strettamente legata alla neutralità e alla sospensione del giudizio, può essere difficile da declinare in alcune circostanze. Ad esempio, davanti a confliggenti indisponibili a dare segni di de-escalation dell'ostilità e del risentimento.

Trentesima puntata di Conflitti in corso: la mediazione familiare non è una guerra al conflitto

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Nella trentesima puntata della rubrica Conflitti in corso si risponde al quesito preoccupato che una signora ci ha posto:

«La mediazione familiare serve a far restare insieme chi vuole separarsi?».

Nel video, oltre a rispondere al contenuto letterale della domanda, spiegando che non è questa la funzione della mediazione familiare, ci si sofferma anche su un aspetto più implicito, sotteso a quell’interrogativo: la funzione della mediazione familiare non è quello di far cambiare idee, sentimenti, propositi, comportamenti o atteggiamenti, non è distribuire torti e ragioni e non consiste nell’approvare o disapprovare il conflitto in sé, né nel fare la guerra al conflitto. Il senso e la funzione della mediazione familiare è quello di restituire alle parti, supportandone la comunicazione, un po’ di quelle libertà di parola e di pensiero e di quelle facoltà di trasmissione e ricezione dei messaggi più significativi che la dittatura della dinamica conflittuale ha loro sottratto o inibito.

La mediazione familiare è laica

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Nel promuovere la mediazione familiare si rischia di sottovalutare un aspetto, spesso condizionante e alquanto scomodo (e, forse, per questo sottovalutato o schivato): c’è una tensione di fondo, in moltissime situazioni, tra l’offerta della mediazione familiare e il conflitto che quella si propone di gestire.

Questa tensione, però, potrebbe attenuarsi, forse, se si rinforzasse il messaggio che la mediazione familiare è a-valutativa e, quindi, laica: è anch’essa in qualche modo figlia di Emmanuel Kant, nel senso che anche per il mediatore familiare gli esseri umani con cui professionalmente interagisce sono un fine e non possono essere mai trattati come un mezzo. Neppure per raggiungere un fine che è costituito da altri esseri umani, cioè i figli dei confliggenti (vale a dire, il loro benessere, inteso come salvaguardia dagli effetti dannosi del conflitto nella coppia genitoriale).

Ventinovesima puntata di conflitti in corso: la mediazione familiare è a-valutativa

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Nel ventinovesimo incontro di Conflitti in corso, si dice «forte e chiaro» che la mediazione familiare è a-valutativa non soltanto perché non giudica chi ha torto e chi ha ragione, ma ancor prima perché non valuta negativamente, e non dove far sentire valutati, i genitori confliggenti per il fatto che sono in conflitto.

Intervista a Vittoria Nallo: la politica e il conflitto

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Nella ventottesima puntata di Conflitti in corso affrontiamo il tema del conflitto in ambito politico. Infatti, abbiamo intervistato Vittoria Nallo, studentessa ventiduenne del Politecnico di Torino e coordinatrice, in questa città, di un Comitato di un partito, Italia Viva, chiedendole di riflettere proprio sulle dinamiche conflittuali che interessano la politica, in generale, e il suo partito, in particolare. E, nello svolgere delle osservazioni sulla tendenza, trasversale alle diverse forze politiche, ad adottare una comunicazione a base di semplificazioni e di slogan, spesso caratterizzata dal tentativo di delegittimare l'avversario, trasformandolo in un nemico, Vittoria Nallo non esita a proporre rilievi critici anche all'indirizzo del suo partito e al suo leader.