Tesi di Maria Rosanna Camarda: Conflitto e mediazione familiare nella coppia che vive la malattia

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La tesi proposta da Maria Rosanna Camarda, in conclusione del Corso in Mediazione Familiare, è un’esplorazione partecipe e sentita della possibilità, attraverso l’attività di mediazione familiare (e, soprattutto, attraverso l’ascolto in quella declinato), di gestire il conflitto tra i coniugi in presenza di una condizione di malattia, in particolare di malattia cronica.

Nel conflitto ciascuno sente l’altro come nemico e come tale se lo rappresenta:

“la spersonalizzazione dell’altro, visto non più come persona ma come colui che ci sta complicando la vita e colui al quale si vuole infliggere lo stesso male. In un conflitto sia l’uno che l’altro si sentono buoni e vedono l’altro come il cattivo. Il conflitto si anima di aspetti emotivi, di irrazionalità, di non detti, di caos, di solitudine, di non comprensione, di lunghi anni di saturazione dell’impossibile, del non essere riconosciuti, di tutte quelle parti del profondo dell’anima sconosciute anche a noi stessi, delle fragilità umane che hanno messo una maschera per sopravvivere, della parte più selvaggia ed oscura della nostra anima, quella che ci fa più paura e che spesso vediamo nell’altro in un gioco di specchiamento.”.

Rosanna, però, non si limita a ragionare sul conflitto in generale, ma si proietta “in un contesto dove la sofferenza diventa quotidianità” e, in particolare, “nella coppia che sta affrontando la malattia”, soprattutto quella cronica. E la sua tesi, che non ha la pretesa di voler dare risposte definitive, si conclude con il tentativo “di creare un pensiero progettuale in cui l’ascolto dell’altro diventa occasione di guardare alla malattia come ad una possibilità per la coppia e la famiglia di riprendere in mano le fila della propria vita”. Infatti, quella dinamica conflittuale “inizia a vacillare quando il nemico si svuota della sua armatura e fa intravedere la persona, uguale nella sofferenza, una persona che sta male e che ha la necessità di risolvere la sua guerra”.

 

Tesi di Federica Di Monaco: La centralità della persona e dei conflitti nella mediazione familiare

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L’obiettivo della tesi, proposta al termine del Corso in Mediazione Familiare da Federica Di Monaco, è evidenziare l’importanza delle ‘persone’ protagoniste nel processo di mediazione, che non sono soltanto parti, ma come individui complessi, con una propria narrazione, una propria esperienza e un proprio background. Parallelamente, si analizzano le dinamiche proprie del conflitto, vista la loro rilevanza rispetto alla mediazione, la quale, infatti, se di quelle tiene conto, può rivelare un’inaspettata valenza trasformativa e positiva. Così l’osservazione dei meccanismi propri della mediazione svela l’importanza del riconoscimento del confliggente come individuo - dotato di particolari e uniche caratteristiche e di una propria storia -, come obiettivo primario del mediatore. E se questa operazione di riconoscimento è fondamentale, per raggiungerla il mediatore deve mettere in gioco se stesso, collocandosi all’interno della mediazione anch’esso come individuo composito, lavorando al fine di scardinare eventuali preconcetti e stereotipi.

Tristezza (“per favore, vai via”)

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Nella nostra società, il parlare di tristezza o il fare discorsi “tristi” è, molto spesso, additato e tacciato come sintomo di debolezza e, quasi istintivamente, la prima cosa che facciamo, quando vediamo qualcuno triste, è cercare di confortarlo, di fare in modo che possa allontanare da sé quell’emozione, come se il provare tristezza fosse sempre deprecabile, sbagliato e deleterio per sé e per gli altri. Invece, sono molteplici le funzioni di questa emozione (come quella della richiesta di aiuto, del porci in contatto con la nostra intimità, di aumentare il nostro senso di realtà o di aiutarci a recuperare la calma dopo momenti di forte stress). Ma come deve porsi il mediatore di fronte alla tristezza della persona che sta ascoltando? A seconda dei casi può rispecchiarla, nominandola, oppure ricorrere al cosiddetto reframing.

Diciannovesimo appuntamento di Note di mediazione: “Rabbia” di Samuel

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Nel diciannovesimo appuntamento di Note di mediazione, affrontiamo un'altra emozione universale: la rabbia. Prendendo spunto da "Rabbia" di Samuel, ci si sofferma su questo stato d'animo, sostanzialmente sempre presente nella relazione conflittuale e su come possano gestirlo il mediatore familiare e il mediatore dei conflitti in altri ambiti (penale, lavorativo, sanitario, sociale, scolastico).

Tesi di Yuliza Gloria Fernandez: Nei meandri della mediazione familiare

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Nella sua tesi, proposta al termine del Corso in Mediazione Familiare, Yuliza Gloria Fernandez analizza i diversi modelli di mediazione, utilizzando degli strumenti originali: intervista dei mediatori sugli aspetti più tipici e problematici del loro lavoro e, infine, esamina alcuni episodi dell’epica classica, rileggendoli come tentativi di mediazione e cercando di ricondurli ai vari modelli.

Tesi di Carola Giraudo: La mediazione familiare tra comunicazione verbale e non verbale

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Nella sua tesi, proposta al termine del Corso in Mediazione Familiare, Carola Giraudo parte dal conflitto per arrivare a soffermarsi sul senso e sul valore della comunicazione verbale e non verbale nella mediazione:

"Ogni qualvolta viviamo un conflitto si crea uno spazio, un vuoto che porta ad isolare ciascuno nel
proprio vissuto: ognuno cerca di colmarlo attraverso parole che restano prive di significato per colui
al quale sono rivolte. Questi termini vengono detti da ognuno per sé, dal momento che l’altro non
può comprenderli: i due monologhi si corrispondono, ma ognuno di essi rimane isolato da un muro
che è invalicabile".

Perciò, spiega Carola, attraverso l'ascolto, il mediatore "può aiutarci a comunicare, veicolando a coloro con il quale siamo in conflitto quei determinati significati che ci stanno a cuore"

Si fa presto a dire “emozioni”: la paura nella mediazione

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Le emozioni entrano nella stanza della mediazione e giocano un ruolo importante. Tra queste emozioni figura anche la paura

Come può il mediatore “maneggiare” questa emozione? Cioè, come può disporsi e prepararsi a riconoscerla, rispettarla, rispecchiarla e sostenerla? 

Tesi di Valentina Sestu: Confronto tra il mediatore familiare e l’operatore d’ascolto

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Nella sua tesi di fine Corso in Mediazione Familiare, Valentina Sestu svolge un confronto tra l'attività e il ruolo del mediatore familiare e dell'operatore di un centro d'ascolto. In tale prospettiva, si sofferma sugli elementi della chiave della mediazione familiare, quali: il bisogno sociale connesso alla crisi, che si trasforma in opportunità; i requisiti, il ruolo e gli strumenti del mediatore familiare. Analogamente Valentina Sestu procede per quanto riguarda la figura dell'operatore d'ascolto. Ma poi dedica anche pagine molto interessanti alla presenza di un elemento comune e di un rischio comune ai due ruoli, cioè, rispettivamente: l'ascolto empatico e il coinvolgimento emotivo

Riguardo a questi aspetti Valentina Sestu ha aggiunto anche diverse rilevanti riflessioni in ordine alla formazione degli operatori del centro d'ascolto, anche alla luce della formazione seguita nel  Corso in Mediazione Familiare.

Diciottesimo appuntamento Note di mediazione: “Niente paura” di Ligabue

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Il diciottesimo appuntamento di Note di Mediazione è il primo di una serie di video dedicati alla sette emozioni universali e alla loro rilevanza nei percorsi di mediazione familiare e di mediazione dei conflitti negli altri ambiti. Lo spunto è offerto da"Niente paura" di Ligabue.