Milano, via Palestro, 27 luglio 1993. È estate, la mafia uccide.

La sera del 27 luglio 1993, alle 23:14 esplose una Fiat Uno parcheggiata davanti al Padiglione d’Arte Contemporanea (PAC), di via Palestro, a Milano. Purtroppo, nei pressi erano sopraggiunti tre Vigili del Fuoco, chiamati a verificare l’uscita di fumo dalla macchina stessa: persero la vita insieme a un Vigile urbano e a un cittadino marocchino, che si trovava su una panchina a breve distanza. Ma non era ancora finita: il gas, infiltratosi sotto terra, provocò una seconda deflagrazione quasi cinque ore dopo, danneggiando gravemente il Padiglione e mettendo a rischio la vita delle persone vicine.

Il procedimento penale, volto ad accertare autori e modalità di esecuzione, ha ricostruito i seguenti fatti, così definiti dalle parole della sentenza della Corte di Cassazione del 2002:

L’episodio di Milano è stato ricostruito in base alle dichiarazioni di Pietro Carra, Antonio Scarano, Emanuele Di Natale e Umberto Maniscalco. Carra, unitamente a Lo Nigro che aveva con sé una miccia, aveva trasportato ad Arluno l’esplosivo, che era stato macinato e confezionato da Spatuzza, Lo Nigro e Giuliano nel rudere di Mangano, consegnandolo il 23 luglio; Lo Nigro e Giuliano si erano poi recati rispettivamente il 26 e il 27 luglio, a Roma, ove Scarano era impegnato nella preparazione degli attentati alle chiese, Scarano aveva appreso da Lo Nigro che quella sera sarebbero successe cose eclatanti in tutta Italia; aveva inoltre sentito LoNigro chiedere a Giuliano se aveva lasciato tutto a posto a Milano e quest’ultimo rispondere affermativamente; dopo gli attentati aveva sentito i predetti parlare tra loro e dire che le bombe di Milano e di Roma sarebbero dovute esplodere contemporaneamente a mezzanotte, ma che a Milano lo scoppio era avvenuto un’ora prima del previsto; la sera del 27 luglio, mentre preparavano l’autobomba nel cortile di via Ostiense per le stragi di Roma, Scarano aveva riferito a Di Natale che quella sera sarebbero scoppiate altre bombe anche a Milano; Scarano sollecitato da Di Natale a portare via l’esplosivo da via Ostiense in Roma, aveva risposto di avere pazienza perché doveva accordarsi con altre persone di Milano.

Successive dichiarazioni di Spatuzza rimescolarono le carte. Certo è che, negli anni delle bombe mafiose, Cosa nostra organizzò tre attentati nella stessa notte, tra cui quello di via Palestro. Tale affermazione non è scontata, stando a guardare le targhe commemorative. “Le”, perché ne esistono due, una successiva all’altra. La prima, posta a un anno dalla strage, riportava il seguente testo:

In questo luogo
il 27 luglio 1993
sacrificarono le loro giovani vite
Alessandro Ferrari Vigile urbano
Carlo La Catena Vigile del Fuoco
Sergio Pasotto Vigile del Fuoco
Stefano Picerno Vigile del Fuoco
Dris Moussafir cittadino del Marocco
Vittime innocenti di un vile attentato

Nella foto in cima all’articolo potete trovare l’attuale targa. È evidente la differenza che intercorre tra le due, in termini di riconoscimento del reale svolgimento dei fatti. Forse, il nostro Paese ogni tanto compie qualche passo avanti.

Alessio Gaggero

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