Pubblicati da Alberto Quattrocolo

Martin Luther King: Sono un uomo!

“Free at last” (“Finalmente libero”, epitaffio per Martin Luther King) È il 4 aprile del 1968, al Lorraine Motel di Memphis. Una camera del secondo piano, la 306, sempre la stessa. Il letto sfatto e una valigia ancora da aprire. Martin Luther King si affaccia al balcone e chiede a un sassofonista nel cortile di suonare il suo gospel preferito, […]

L’attualità e la verità di Indovina chi viene a cena

Indovina chi viene a cena (1967, di Stanley Kramer), purtroppo, a 52 anni dalla sua uscita nei cinema italiani non ha perso un grammo della sua attualità. E ancora oggi tocca il cuore. Anche perché traspare anche alla centesima visione la profonda verità affettiva ed emotiva dei personaggi che Katharine Hepburn, Spencer Tracy, Katharine Houghton e Sidney Poitier portavano sullo schermo.

Quel bombardamento su Tokio di “incoraggiamento”

Molti bombardamenti sono stati fatti per abbattere il morale del nemico, per far venire meno la fiducia del popolo nei suoi leader. Ma il bombardamento su Tokio fu ideato e svolto per tirare su il morale del popolo americano, dopo il disastro di Pearl Harbour. Si trattò di un’avventurosa, pericolosissima e sanguinaria missione, il cui fine principale era psicologico, cioè propagandistico.

Il Codice Hays e la moralità del cinema hollywoodiano

“Se noi, gente di cinema, aspiriamo ancora al titolo di artista, non dobbiamo mai dimenticare che esso implica il rispetto assoluto di questa regola: non c’è vera moralità che non comporti una resistenza accanita alla tirannia”. (Orson Welles) Il 31 marzo 1930 fu adottato dagli studios hollywoodiani il cosiddetto Codice Hays, o Production Code, ovvero […]

Goebbels, Fritz Lang e la propaganda cinematografica nazista

La sera del 30 marzo del 1933, a Berlino, si svolse un bizzarro colloquio tra Joseph Goebbels, appena nominato ministro, e Fritz Lang, il più grande regista di lingua tedesca. Il primo era convinto che le idee naziste sarebbero penetrate nella vita emotiva dei tedeschi e di tutti gli altri popoli molto più efficacemente quanto meno apertamente sarebbero state trattate. Perciò, intendeva servirsi dell’abilità tecnica e organizzativa e dello straordinario talento creativo del secondo, offrendogli di essere a capo dell’intero, complesso, sistema della propaganda cinematografica nazista. Il secondo doveva scegliere tra il restare un essere umano o il mettersi al servizio della disumanità. 

Quando Marlon Brando rifiutò l’Oscar perché «non siamo umani»

Il 27 marzo del ’73, Marlon Brando rifiutò l’Oscar per la parte di Vito Corleone ne Il Padrino (1972, di Francis Ford Coppola). Al suo posto salì sul palco del Dorothy Chandler Pavillon, l’attivista e attrice Sacheen Littlefeather. Avrebbe dovuto leggere il discorso di Brando sulle ragioni del rifiuto, ma non le fu permesso. Poté solo dire che Marlon Brando le aveva chiesto di spiegare che «La ragione è dovuta al trattamento degli indiani d’America nell’odierna industria cinematografica […] e televisiva…». In realtà, nel discorso di Marlon Brando c’era molto più di questo. Il giorno dopo il New York Times pubblicò il testo integrale. Ma i suoi effetti, anche pratici e immediati, furono di gran lunga superiori a quelli derivanti da un momento di attenzione mediatica.