Pubblicati da Alberto Quattrocolo

Quel discorso dell’Ascensione che andava preso sul serio

Nel tristemente celebre discorso dell’Ascensione (26 maggio 1927), Mussolini disse:

«L’opposizione non è necessaria al funzionamento di un sano regime politico. L’opposizione è stolta, superflua in un regime totalitario, com’è il regime fascista».

Per prevenire il rischio che qualcuno potesse farsi ancora qualche illusione, Mussolini aggiunse:

«In Italia non c’è posto per gli antifascisti; c’è posto solo per i fascisti e per gli a-fascisti, quando siano dei cittadini probi ed esemplari».

Ma in quel discorso propose anche le basi della successiva politica tesa a trasformare la famiglia in un’entità asservita agli scopi del fascismo, all’interno della quale la riproduzione era un dovere verso lo Stato ed era la sola funzione a cui era destinata la donna. L’obiettivo, antropologico, era creare l’«uomo nuovo fascista», adatto a dominare le altre «razze».

Darwin e la libertà d’insegnamento

Il 25 maggio 1925 iniziò un processo penale che fece epoca e che continua, per le sue implicazioni, ad essere attuale. Era il “Processo alla Scimmia”. John Thomas Scopes era accusato di avere insegnato la teoria di Darwin sull’evoluzione della specie all’interno di un’aula scolastica della scuola pubblica di Dayton, nel Tennessee. Il ventiquattrenne allenatore di football americano, mentre faceva una supplenza di biologia, aveva consapevolmente violato il Tennessee’s Butler Act, la legge che vietava l’insegnamento di ogni teoria diversa da quella biblica sulla creazione dell’uomo.

Oh, che bella guerra

Il 24 maggio del 1915, il Regno d’Italia, pose termine alla propria neutralità ed entrò in guerra, nella Prima Guerra Mondiale. Quella decisione avrebbe procurato 652.000 morti, 450.000 invalidi, un onere finanziario di 157 miliardi di lire, che avrebbe gravato lo Stato di un debito pubblico colossale, la distruzione delle conquiste sindacali e l’intensificazione dello sfruttamento del proletariato nelle fabbriche, oltre che nelle trincee.

Lo spirito di servizio di Giovanni Falcone

«In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere» (Giovanni Falcone, “Cose di Cosa Nostra”, 1991). Il 23 maggio del 1992, alle 17:56, insieme a Giovanni Falcone, nella strage di Capaci, furono uccisi sua moglie Francesca Morvillo e tre degli agenti di scorta. Giovanni Falcone era nato […]

La vita spericolata di Sterling Hayden

Sterling Hayden fu e fece tante cose. Nato nel New Jersey, il 26 marzo del 1916, restò orfano di padre a soli nove anni. A 17 anni, innamoratosi del mare, divenne pescatore, quindi pompiere e, poi, capitano di marina. Alto quasi due metri, con un fisico statutario, fece il modello, ma, durante la Seconda Guerra Mondiale, entrò prima nell’O.S.S. (Office of Strategic Service, la futura C.I.A.) e poi nei marines. Combatté contro le truppe hitleriane in Italia e in Jugoslavia, insieme ai partigiani di Tito. Fu decorato per il coraggio dimostrato in battaglia sia dal governo USA che da quello jugoslavo. Rientrato in patria si iscrisse al Partito Comunista Americano e fece carriera a Hollywood. Stava per diventare un divo, ma l’isteria anticomunista montante lo ghermì. Convocato dalla Commissione d’indagine per le Attività Anti-americane, per non finire in carcere e per avere salva la carriera, Sterling Hayden fece i nomi di altri presunti comunisti, diventando così anche un delatore. Il rimorso e la vergogna per la delazione lo portarono, quasi subito, all’alcolismo, mentre recitava in film di serie B. Poi tornò a lavorare in pellicole di serie A, alcune entrate a pieno titolo nella storia del Cinema. La partecipazione a queste produzioni cinematografiche e la scrittura (scoprì anche di essere un valido romanziere) lo salvarono dall’autodistruzione. Sterling Hayden si spense il 23 maggio del 1986, a settant’anni, per un tumore alla prostata. La sua vita vale la pena di essere ricordata.

1978, approvata la legge n. 194 che introduce e disciplina l’interruzione volontaria di gravidanza

“Ho sei figli e ho abortito cinque volte; mio marito entra ed esce dal manicomio. Fino a quando ho potuto ho fatto l’operaia, ora lavoro come donna a ore. Nel 1972 ho fatto l’ultimo aborto. Mi chiedo se è giusto che lo stato processi me senza avermi dato niente, per me e per i miei figli e se adesso devo andare in galera lasciando loro e mio marito in quelle condizioni solo perché non potevo metter al mondo il settimo figlio e non avevo i soldi per andare in Svizzera ad abortire.”

Il massacro fascista dei cristiani etiopici a Debra Libanos

Per sottomettere gli etiopici Mussolini e il viceré d’Etiopia Graziani, cercarono di distruggere ciò che spiritualmente li sorreggeva. Non potendo ammazzare, la religione, pensarono di ammazzare i religiosi, cioè il clero cristiano-copto. E, per massacrare preti e monaci, insegnanti e studenti di teologia della città convenutale di Debra Libanos e dei monasteri vicini, utilizzarono gli ascari di fede musulmana arruolati nelle truppe coloniali italiane. Come ha scritto Angelo Del Boca, quelle vittime, però, sono «martiri giovanetti che la cristianità non ricorda e non piange perché africani».

 

La strage nazifascista al Passo del Turchino

In diciassette erano scampati alla strage della Benedicta (alla quale su questa rubrica, Corsi e Ricorsi di Me.Dia.Re. abbiamo dedicato un post). Finiti in prigione furono tra coloro che vennero prelevati dal carcere genovese di Marassi, caricati su dei camion e portati, oltre il passo del Turchino, giù per un paio di km nei prati del […]