Stonewall inizia la rivolta
“La sensazione che le cose stessero cambiando iniziò quella stessa notte.”
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Ma siamo orgogliosi di dire che Alberto Quattrocolo ha già contribuito con 391 voci.
“La sensazione che le cose stessero cambiando iniziò quella stessa notte.”
Il 27 giugno del 1924, in seguito al rapimento e all’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti, i deputati dell’opposizione al governo Mussolini, con l’eccezione dei comunisti, decisero di non prendere più parte ai lavori della Camera finché non fosse stata abolita la milizia, sciolte le organizzazioni segrete incaricate della repressione e ripristinata la legalità e finché il governo non avesse chiarito la propria posizione a proposito della scomparsa di Matteotti. Spiegarono di avere abbandonato la Camera per costituirsi in unico parlamento legittimo, visto che la composizione della Camera dei Deputati uscita dalle urne era stata compromessa dalla violenza e dai brogli del governo fascista e visito che nel parlamento ufficiale era ormai impossibile esercitare ogni funzione libera per gli eletti del popolo. Contavano sull’appoggio dell’opinione pubblica e sull’adempimento da parte del Re dei suoi doveri di tutore e garante della legalità. L’opinione pubblica, finché fu libera, a dispetto delle ripetute, feroci, violenze fasciste, li appoggiò, ma Vittorio Emanuele III, no.
Bruno Caccia, Procuratore Capo di Torino, ucciso il 26 giugno del 1983, è l’unico magistrato ammazzato dalle mafie nel Nord Italia. Per il suo omicidio è stato condannato con sentenza definitiva, come mandante, un boss della ‘ndrangheta e, in primo grado e in appello, come esecutore, un panettiere di Torino, di origine calabrese, pregiudicato. I famigliari di Bruno Caccia, però, pensano che non si sia ancora arrivati alla piena verità.«Non mi spiego perché, dopo 30 anni, anche nella vicenda giudiziaria, continuino a esserci grandi resistenze. Noi famigliari vogliamo solo la verità di quel 26 giugno 1983» ha detto Paola Caccia, la figlia del magistrato. «Parlare di Caccia, come emerso dalle carte, non si poteva, perché tabù, come se in questa storia ci fosse qualcosa di indicibile».
“Fu un tempo di guerra, con alberghi requisiti e trasformati in caserme, il coprifuoco e la necessità di visti d’ingresso dall’Austria, nonché accuse di torture praticate per estorcere confessioni, con almeno due morti sospette tra gli arrestati.”
Alle 6 del mattino del 24 giugno del 1948 la radio sovietica annunciò il blocco di Berlino. La città, come il resto della Germania, era divisa in 4 zone, controllate dai vincitori della Seconda Guerra Mondiale gli inglesi, i francesi, gli americani e i sovietici. Berlino, però, si trovava in quella parte del territorio tedesco posta sotto il controllo dell’Unione Sovietica e agli anglo-americani fu chiaro che si trattava di un ultimatum o meglio di un ricatto: se l’Occidente non riconosceva l’autorità sovietica su tutta la città di Berlino, i berlinesi sarebbero stati ridotti alla fame. Per la prima volta la possibilità che si arrivasse ad un confronto militare tra USA e URSS parve orribilmente concreta. Come si era giunti a quella crisi? E come se ne uscì?
“Un atroce colpo si è abbattuto sul ghetto. Ci viene chiesto di consegnare quello che di più prezioso possediamo – gli anziani ed i bambini. […] Fratelli e sorelle! Passatemeli! Padri e madri! Datemi i vostri figli!”
L’Operazione Barbarossa iniziava il 22 giugno 1941: in programma non c’era soltanto l’invasione nazista dell’URSS, ma un macello sconfinato. E proprio l’estrema ferocia nazista contro ebrei, commissari politici, prigionieri di guerra, partigiani e civili, fu uno dei fattori del suo fallimento. I russi, infatti, non poterono considerare i soldati di Hitler come dei liberatori dal giogo stalinista, ma come dei persecutori ancora peggiori. Così li combatterono con uno spirito di sacrificio e con un eroismo che i vertici del Terzo Reich, a causa del loro disprezzo per la “razza slava” e della loro mancanza di umanità, non avevano potuto prevedere.
Nella notte tra il 21 e il 22 giugno 1964, James Earl Chaney, Andrew Goodman e Michael Schwerner, attivisti del movimento per i diritti civili degli afroamericani, furono uccisi a colpi di pistola da un gruppo di membri dei “cavalieri bianchi” del Ku Klux Klan, con la complicità dello sceriffo, nella contea di Neshoba, Mississippi. L’inchiesta dell’FBI che ne seguì prese il nome di Mississippi Burning e ispirò, oltre due decenni dopo, l’omonimo film di Alan Parker.
«Se fossero stati uccisi tre neri, forse il caso non avrebbe nemmeno fatto notizia», dirà il fratello di una delle vittime, in occasione della riapertura della vicenda giudiziaria, nel 2005.
Invece la violenza dei segregazionisti incappucciati aveva colpito un bianco ateo (Schwerner), un ebreo liberale (Goodman) e un afroamericano (Cheney), uniti da un comune sentire in una lotta interrazziale pacifica quanto determinata, che fece guadagnare a Schwerner l’epiteto di “amico dei negri” col quale fu apostrofato poco prima di essere ucciso.
Il 20 giugno 1940 Mussolini ordinò di attaccare la Francia lungo il fronte delle Alpi Occidentali, visto che le forze armate della repubblica francese erano già state praticamente sbaragliate, a Nord, dalle armate di Hitler. I francesi, però, resistettero e inflissero un’umiliante sconfitta al malandato, anche se numericamente assai superiore, esercito italiano. La spudorata propaganda fascista esultò per la “splendida vittoria” e e attribuì all’attacco italiano la resa della Francia alle forze nazi-fasciste.
Coluche, figlio di un immigrato italiano, cresciuto in povertà e divenuto il comico più irriverente, provocatorio e popolare di Francia, si candidò alle elezioni per la carica di Presidente della Repubblica. Così annunciò la propria candidatura «Mi appello agli sfaccendati, agli zozzoni, ai drogati, agli alcolizzati, ai froci, alle donne, ai parassiti, ai giovani, ai vecchi, agli artisti, agli avanzi di galera, alle lesbiche, ai garzoni, ai neri, ai pedoni, agli arabi, ai francesi, ai capelluti, ai buffoni, ai travestiti, ai vecchi comunisti, agli astensionisti convinti, a tutti quelli che non credono più nei politici, affinché votino per me, si iscrivano presso il loro municipio e propagandino la novità. TUTTI INSIEME PER FOTTERLI IN CULO CON COLUCHE, il solo candidato che non ha motivo di mentire». I sondaggi erano dalla sua, ma prima del voto si ritirò. Morì quarantunenne, 5 anni dopo, il 19 giugno del 1986.
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