L’URSS parte alla volta della Luna

Il 31 gennaio 1966 iniziò il viaggio della sonda spaziale Luna 9, che avrebbe segnato un punto a favore dell’Unione Sovietica nella corsa al nostro satellite. Gli Stati Uniti, infatti, entrarono in competizione con l’avversario russo anche per quanto riguardava le ricerche spaziali. La Guerra fredda divampava.

I primi ad approdare sulla Luna, dunque, furono i Sovietici: Lunik 9 atterrò il 3 febbraio, dimostrando che il corpo celeste poteva effettivamente reggere il peso di una capsula spaziale (99 chili in questo caso). Stabilizzatosi, il modulo si aprì a petalo, liberando la sonda che, con antenna e telecamera, iniziò a riprendere i dintorni, inviando le prime immagini dalla superficie. Non erano, però, le prime in assoluto.

Negli anni precedenti, infatti, diverse sonde furono inviate da entrambi gli schieramenti, e molte di esse riuscirono a scattare numerose fotografie, anche se in condizioni non esattamente ideali: durante la caduta che precedeva lo schianto al suolo. Luna 9, infatti, fu la prima ad atterrare dolcemente, rimanendo integra.

Negli anni successivi, gli Americani recuperarono terreno con le sonde Surveyor, che permettevano di analizzare la natura delle rocce e del suolo lunare, e con gli orbiter, dispositivi che, rimanendo in orbita, riuscirono a mappare la pressoché totalità della superficie.

Infine, come noto, il viaggio dell’Apollo 11 con a bordo Neil Amstrong, Edwin Aldrin e Michael Collins: l’uomo, per la prima volta nella sua storia, aveva poggiato il piede su un corpo celeste che non era la Terra. E gli USA recuperarono terreno ad ampie falcate.

Alessio Gaggero

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