Tregua: tacciono spontaneamente i fucili in quei giorni di festa del 1914

Siamo sul Fronte Occidentale, quella lunga lingua di terra che corre tra il Mare del Nord e il confine svizzero, tra Francia e Germania. La Grande Guerra è iniziata da circa sei mesi e gli avversari sono rintanati nelle interminabili trincee che caratterizzano questo estenuante conflitto di posizione. Francesi e Inglesi da un lato. Tedeschi dall’altro.

Nei giorni intorno a quel Natale ’14, sia le Suffragette inglesi che il Papa avevano provato ad invocare una tregua, ma ottennero risposte negative dai comandi. Furono i soldati delle prime linee a stupire il mondo intero, che, però, lo venne a sapere solo a giorni di distanza.

Dunque, sembra che in diversi punti di quel lunghissimo confine scavato nella terra ci furono dei cessate il fuoco totalmente spontanei, non ordinati da nessun ufficiale, che, anzi, probabilmente tentarono di mantenere la segretezza dell’accaduto. Di più, molti racconti descrivono soldati, che un attimo prima tentavano di uccidersi a vicenda, uscire dalle rispettive trincee e andare incontro al nemico per scambiarsi gli auguri di Natale, non più proiettili. Tante sono anche le storie che parlano di partite di calcio improvvisate con palloni fatti di stracci, organizzate alla bell’e meglio su quelle distese dove, fino a poco prima, giacevano i corpi esanimi e martoriati di compagni e avversari.

L’UEFA, nella persona del Presidente Platini, cinque anni fa ha voluto commemorare quel piccolo scampolo di pace messo in atto dagli uomini, non dai comandanti, inaugurando un monumento a Ploegsteert, località di Saint-Yvon, in Belgio. La partita in questione sembra fu vinta dai tedeschi per 3-2 e Kurt Zehmisch, soldato del 134° reggimento sassone, così lo ricordò:

Il pallone aveva rimpiazzato le pallottole e per la durata di una partita di calcio l’umanità aveva ripreso il sopravvento sulla barbarie.

Alessio Gaggero

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