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22 risultati per la ricerca di: Etiopia

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Quel bombardamento su Tokio di “incoraggiamento”

Molti bombardamenti sono stati fatti per abbattere il morale del nemico, per far venire meno la fiducia del popolo nei suoi leader. Ma il bombardamento su Tokio fu ideato e svolto per tirare su il morale del popolo americano, dopo il disastro di Pearl Harbour. Si trattò di un’avventurosa, pericolosissima e sanguinaria missione, il cui fine principale era psicologico, cioè propagandistico.

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Il massacro, tutto italiano, dei cantastorie etiopi

19 marzo 1937 il viceré d’Etiopia Rodolfo Graziani scriveva al ministro Lessona: «ho ordinato che tutti i cantastorie, indovini e stregoni della città e dintorni fossero arrestati e passati per le armi». Mussolini al riguardo scrisse: «approvo quanto è stato fatto circa stregoni e ribelli». 

Il massacro dei cantastorie etiopi da parte degli invasori italiani, non appare così bizzarro, se si considera che, forse, secondo, MussoliniGraziani Lessona, per ridurre l’intero popolo etiope al più totale asservimento, occorreva eliminare ogni sua capacità di avere una mente e una volontà autonome. Quindi la strage dei cantastorie, non solo seguiva e accompagnava le rappresaglie sulla popolazione civile, i massacri dei indiscriminati dei civili, ma si collegava all’eliminazione radicale della classe dirigente etiope. Lo scopo era impedire per sempre a quel popolo di parlare, di pensare e di credere. E i cantastorie parlavano, facevano pensare e aiutavano a credere. Dopo di loro, non a caso, saranno preti e monaci ad essere massacrati. 

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In Slovenia gli italiani “non ammazzavano troppo poco”

Non era vero che gli italiani in Slovenia ammazzavano troppo poco, come si lamentava il gen. Robotti. Anzi, il loro fu un tentativo di pulizia etnica. Un’orrenda catena di massacri, fucilazioni, torture, deportazioni e incarcerazioni, che costò la vita a migliaia di sloveni, bambini inclusi, e indicibili sofferenze.

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La strage di Adis Abeba: una vergogna tutta italiana

Il 19 febbraio 1937, gli italiani, borghesi e militari, per le strade di Adis Abeba  diedero la “caccia al moro”. Il duce aveva ordinato “un radicale ripulisti” e per 3 giorni massacrarono e bruciarono la popolazione inerme, bambini compresi. Poi la strage proseguì con una più organizzata brutalità, secondo gli ulteriori ordini di Mussolini

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Gran brutta malattia, il razzismo, più che altro strana…

Gran brutta malattia, il razzismo, più che altro strana: colpisce i bianchi ma fa fuori i neri“.

Proponiamo alcune riflessioni sul tema della mediazione dei conflitti rispetto alle situazioni in cui alla base del conflitto vi siano il pregiudizio e l’odio razzista. Lo spunto è fornito dal primo caso che venne gestito in uno dei nostri Servizi gratuiti di Ascolto e Mediazione, quasi vent’anni fa.

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Corsi e ricorsi 2018

Corsi e ricorsi, con un sentimento di gratitudine verso coloro che ebbero «parimenti sdegno di essere oppressi e di farsi oppressori», augura a tutti che, anche grazie al loro ricordo, il 2019 ci faccia progredire verso un futuro migliore.

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Cosa significa “coventrizzare”?

Il termine coventrizzare (“to coventrate”) è nato in riferimento a quel che accadde alla città inglese di Coventry, tra il 14 e il 15 novembre del 1940. Nei quasi cinque anni seguenti molte altre città furono coventrizzate, in Europa come in Asia.

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Quell’irrealizzabile attentato a Mussolini che favorì l’affermazione della dittatura

Il 5 novembre 1925 Mussolini dava il via a misure repressive, progettate da tempo, tese a instaurare la dittatura. L’occasione propizia era arrivata, infatti, il giorno prima, con lo “strano” e fallito attentato alla sua persona da parte dell’ex deputato socialista, ex tenente colonnello degli alpini pluridecorato, Tito Zaniboni. Costui era convinto che non vi fosse altro mezzo per porre termine alla svolta tirannica impressa dal fascismo e per rendere giustizia Matteotti e a tutti coloro che erano stati colpiti dalla brutalità delle camicie nere. Le autorità, però, conoscevano le intenzioni di Zaniboni e potevano contare sui rapporti del loro informatore, che era il più stretto collaboratore dell’aspirante attentatore.

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5 ottobre 1911: l’Italia impone alla Libia i “benefici della civiltà”

Il 5 ottobre del 1911 gli italiani, attratti dal miraggio di una terra ricca e convinti di essere accolti come liberatori dalla dominazione turca, portavano «i benefici della civiltà» alle popolazioni della Libia. Queste, però, invece di accogliere a braccia aperte le truppe italiane, si opposero all’invasione. Per la loro persistente ingratitudine e vista la loro ostinata indocilità, i libici furono non solo massacrati dal piombo delle armi, ma, accusati di tradimento, anche impiccati e deportati a migliaia.