Quei Rosenberg fatti sedere sulla sedia elettrica per niente

Il 6 marzo del 1951 furono denunciati Julius Rosenberg, ingegnere elettrico, di 33 anni, e sua moglie, Ethel Greenglass, trentaseienne, segretaria di una società di spedizioni navali. Entrambi ebrei newyorchesi e membri della Young Communist League di New York, erano accusati di aver trasmesso ad agenti sovietici informazioni utili a costruire la boma atomica. Il loro processo, la loro condanna a morte, pronunciata meno di un mese dopo, il 5 aprile, e l’esecuzione della sentenza, avvenuta nel penitenziario di Sing Sing (Stato di New York), il 19 giugno del 1953, sollevarono un clamore paragonabile a quello del caso Sacco e Vanzetti [1]. E come la vicenda dei due italiani di ventisei anni prima, anche quella dei coniugi Rosenberg, gli unici due civili condannati a morte per spionaggio, ovvero per “attività anti-americane”, risentì enormemente del clima politico interno e internazionale del periodo.

La Guerra fredda

La fine della Seconda Guerra Mondiale, con la vittoria alleata sull’impero giapponese, fu segnata dallo sganciamento di due bombe atomiche, il 6 agosto del 1945, su Hiroshima, e il 9 agosto, su Nagasaki [2]. Le due bombe erano state prodotte nell’ambito del progetto Manhattan, l’operazione messa a punto nella base di Los Alamos, nel Nuovo Messico [3]. Con la loro esplosione, “la guerra destinata a porre fine a tutte le guerre” generava nel mondo la paura di un nuovo e più catastrofico olocausto. Infatti, con la fine del secondo conflitto mondiale, l’effimera alleanza tra Stati Uniti e Unione Sovietica veniva rapidamente liquidata e riprendeva lo scontro ideologico, politico ed economico, sviluppatosi fin dalla Rivoluzione bolscevica del 1917, tra l’Ovest capitalista, e l’Est comunista. Tale conflitto, che coinvolse l’intero pianeta per più di quarant’anni e che fu definito “guerra fredda”, perché, per fortuna, non si tradusse in uno scontro militare diretto tra U.R.S.S. e USA, si sviluppò su diversi registri. Non ultimo, come accade per i tutti conflitti, quello della propaganda interna, che sempre gioca un ruolo potente sulle emozioni e sui sentimenti della collettività [4].

La caccia alle streghe

In tale contesto, dal 1947, negli USA cominciò ad operare la Commissione d’indagine sulle attività antiamericane (House Un-American Activities Committee –HUAC). Tale commissione permise a demagoghi senza scrupoli e politicanti di second’ordine di raggiungere notorietà e potere insperati, perseguitando migliaia di persone, incolpevoli in realtà, ma comodi capri espiatori di quella paura rossa che si diffondeva con la rapidità di un’epidemia. Nel 1949, il deputato repubblicano Richard M. Nixon, membro dell’HUAC, riusciva, infatti, a far condannare per spionaggio Alger Hiss, che era stato un funzionario del Dipartimento di Stato sotto le amministrazioni democratiche dei presidenti Franklin Delano Roosevelt e Harry Truman [5]. Ciò portò ad un’ulteriore escalation dell’isteria anticomunista, tanto che iniziò a diffondersi la convinzione che tutte le istituzioni americane brulicassero di traditori [6].

L’antintellettualismo della caccia alle streghe

Oltre ad un inconfessato antisemitismo, la caccia alle streghe si nutrì ampiamente di un crescente antintellettualismo. Accanto alle indagini a tutto spiano dell’FBI  che squassavano la vita di migliaia di privati cittadini, spesso sospettati di essere dei “rossi” solo per aver firmato appelli per la pace o per aver elargito del denaro ad organizzazioni di tutela dei diritti civili -, e in aggiunta ai vergognosi “processi” dell’HUAC, tra il ’49 e il ’50 proliferarono, infatti, anche comitati ultrapatriottici, più o meno spontanei [7]. Questi, volti a “scoprire” e a stroncare la propaganda comunista ovunque, a loro parere, si annidasse, raggiungevano vertici inimmaginabili di assurdità, Ma erano in pochi a rilevarli e soprattutto a denunciarli pubblicamente [8]. Il pensiero dominante non ammetteva dubbi né critiche. Chi si azzardava era tacciato di filo-comunismo. Il che equivaleva ad essere sospettati di anti-americanismo, vale a dire dei traditori. Come minimo tali accuse, anche informali, implicavano la perdita dell’impiego e l’impossibilità di trovarne un altro.

Il maccartismo

Un solo politico americano si avvantaggiò dell’anticomunismo isterico di quegli anni, più di Richard Nixon. Il 9 febbraio del 1950, Joseph McCarthy, secondo senatore del Winsconsin, durante una conferenza in un club repubblicano femminile, affermò di essere in possesso di una lista di 250 membri del Dipartimento di Stato noti al segretario di Stato, Dean Acheson, come membri del Partito Comunista. Joe McCarthy non dimostrò mai la fondatezza di tale accusa, del tutto campata in aria, ma non ne aveva alcun bisogno. Il popolo era disperatamente incline a credergli sulla parola (abbiamo rievocato la sua parabola in questo post). Le sue balle avevano facile presa su di un popolo angosciato e, perciò, arrabbiato. Moltissimi americani, ben più della maggioranza, preferiva sospendere ogni capacità critica e bersi le frottole di ciarlatani come McCarthy, perdendo, così, fiducia nelle fondamentali istituzioni democratiche e rinunciando ad alcuni diritti inalienabili, piuttosto che tollerare l’ansia [9].

L’atomica russa e i Rosenberg

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Ad accrescere terribilmente l’isteria anticomunista fu la raggiunta “parità” atomica dall’URSS nel ’49 (ne abbiamo parlato qui, ricordando la figura di Andrei Sakharov) [10]. La realizzazione del primo esperimento atomico da parte dell’URSS, che privava gli USA del monopolio sulla “bomba”, anche per la velocità con cui i sovietici ci erano arrivati, sollevò immediatamente il sospetto che ci fosse stata una fuga di informazioni. In tale cornice maturò il caso dei coniugi Rosenberg [11]. Nel febbraio del 1950 l’FBI arrestò il tecnico Kalus Fuchs, sospettato di aver passato ai russi informazioni sulla bomba nucleare. Il suo arrestò portò ad individuare altre presunte spie, ognuna delle quali, interrogata, fece il nome di altri presunti traditori. Tra costoro, David Greenglass, il fratello di Ethel Rosenberg, che, come militare, era di servizio proprio a Los Alamos. Costui, sotto incredibili pressioni, decise di collaborare con gli investigatori in cambio di uno sconto di pena, sostenendo di avere consegnato a Julius Rosenberg dei documenti segreti e dicendo che questi documenti erano stati copiati proprio da Ethel. Il 17 febbraio del 1950 gli agenti dell’FBI arrestarono Julius Rosenberg,  l’11 agosto toccò ad Ethel. Nel frattempo scoppiava il conflitto in Corea [12].

L’accusa nei confronti dei coniugi Rosenberg

L’accusa nei confronti di Julius Rosenberg era di essere il capo di una cellula di spie di cui facevano parte anche sua moglie e un altro attivista di sinistra, Morton Sobell. I principali elementi accusatori erano, quindi, le affermazioni di David Greenglass e di sua moglie Ruth, dato non c’erano altre prove, a parte, appunto, la testimonianza diretta dei Greenglass.

La sentenza di condanna

Il 5 aprile del 1951, neppure un mese dopo essere stati ufficialmente incriminati, i Rosenberg furono condannati a morte, mentre David Greenglass fu condannato a 15 anni di carcere e Morton Sobell a 30. Durante la lettura della sentenza, il giudice Irvin Kaufman disse:

«Considero il vostro crimine peggiore dell’omicidio. Io credo che la vostra condotta abbia messo nelle mani dei russi la bomba atomica molti anni prima di quanto avevano previsto i nostri migliori scienziati e che questo fatto abbia già causato l’aggressione comunista in Corea, che ha portato già a 50 mila morti, mentre nessuno sa quanti altri milioni di innocenti potrebbero pagare il prezzo della vostra infedeltà alla nazione. Con il vostro tradimento avete senza dubbio alterato il corso della storia a sfavore della vostra nazione».

L’esecuzione

Il presidente Dwight Eisenhower respinse la grazia e la sentenza venne eseguita il 19 giugno 1953. Julius Rosenberg venne dichiarato morto dopo le tre scariche utilizzate di solito sulla sedia elettrica. Ethel, invece, dopo le tre scosse era ancora viva. Le furono date altre due scariche.

«Usciva del fumo da sotto l’elmetto della sedia elettrica», raccontò un testimone.

Le proteste e i dubbi sul processo ai Rosenberg

Durante il processo, molte persone, incluse delle figure spicco e moltissimi intellettuali, di sinistra e non, in tutto il mondo, difesero i coniugi Rosenberg, accusando il governo degli Stati Uniti di aver inscenato un processo farsa per soddisfare la paranoia dell’opinione pubblica. Tra costoro vi erano Bertolt Brecht, Dashiell Hammett, Frida Kahlo e suo marito Diego Rivera, Jean Paul Sartre e Pablo Picasso. Anche il Papa, Pio XII, chiese pubblicamente che ai Rosenberg venisse risparmiata la pena di morte. Renato Guttuso immortalò i loro volti in un disegno a matita su carta, che intitolò semplicemente Julius ed Ethel Rosenberg. I figli dei Rosenberg, che avevano al momento della sentenza l’uno, Micheal, 10 anni, e l’altro, Robert, 6, per decenni portarono avanti una campagna tesa dimostrare l’innocenza dei loro genitori, chiedendo la diffusione di documenti secretati e intentando diverse cause legali.

Le rivelazioni di VENONA

Nel 1995 furono pubblicate una serie di comunicazioni russe intercettate dai servizi segreti americani e inglesi negli anni Quaranta e Cinquanta. Queste comunicazioni – chiamate in codice VENONA – sembrarono rivelare che Julius Rosenberg avesse avuto davvero un rapporto con i servizi segreti russi. I figli dei Rosenberg, però, ritennero quelle intercettazioni delle prove scarsamente credibili, anche perché nei messaggi di VENONA non si faceva quasi nessun cenno sulla loro madre, Ethel Rosenberg.

La manipolazione dei testimoni David e Ruth Greengrass

Risultò poi assodato che gli investigatori avevano manipolato i testimoni. In particolare, avevano convinto David e Ruth Greengrass a ritrattare le loro deposizioni originarie, per meglio accusare i Rosenberg. In pratica, quasi certamente, Ethel era stata arrestata e trattenuta al solo scopo di mettere sotto pressione Julius Rosenberg, così da costringerlo a parlare, visto che la minaccia della condanna a morte sembrava non avere effetto su di lui. Nonostante i ricatti e le pressioni, però, nessuno dei due Rosenberg aveva denunciato altri possibili membri di quella rete spionistica, che gli investigatori speravano di perseguire [13].

Le pressioni sul giudice Irvin Kaufman

Inoltre, emerse che il giudice Kaufman aveva ricevuto diverse raccomandazioni e pressioni per orientare il processo verso la condanna dei Rosenberg. In particolare, da parte del procuratore Roy Cohn (che rappresentava la pubblica accusa), il quale di lì a poco divenne un elemento di spicco nello staff del senatore McCarthy.

I Rosenberg e i segreti di Los Alamos

Davvero, però, come aveva sostenuto il giudice Kaufman, i Rosenberg avevano «cambiato la storia»? Avevano davvero consegnato ai sovietici il segreto della bomba atomica? La loro condotta aveva realmente spinto, quindi, la Corea del Nord a cessare ogni indugio e attaccare quella della Sud? Sembra di no. Molti esperti, esaminati i documenti copiati da Julius Rosenberg, spiegarono che, poiché né lui né Greenglass capivano niente di energia nucleare, sempre che davvero lo avessero fatto, avevano sottratto documenti poco utili e per giunta li avevano copiati in modo inappropriato. Del resto, nel 1989 Boris V. Brokhovich (il direttore dell’impianto di arricchimento del plutonio con il quale era stata realizzata la prima bomba atomica sovietica), intervistato dal New York Times, spiegò che lo sviluppo della bomba russa, in realtà, «fu un processo fatto di tentativi ed errori» E aggiunse:

«Non ottenemmo niente dai Rosenberg. Li avete fatti sedere sulla sedia elettrica per niente».

Alberto Quattrocolo

[1] Lo abbiamo ricordato nel post 23 agosto 1927: esecuzione di Sacco e Vanzetti, su questa rubrica, Corsi e Ricorsi, dell’Associazione Me.Dia.Re.

[2] Solo per effetto della loro esplosione i due ordigni atomici spazzarono via 70.000 vite a Hiroshima e 40.000 a Nagasaki. Cinque giorni dopo l’imperatore Hirohito annunciò ufficialmente la capitolazione del Giappone.

[3] L’abbiamo ricordato qui, mentre abbiamo rievocato la vicenda della USS Indianapolis che portava la prima delle due bombe in un altro post: Seconda guerra mondiale: il sottomarino giapponese I-58 affonda la USS Indianapolis, uccidendo 880 marinai. È il 31 luglio 1945.

[4] L’interruzione del processo di smobilitazione dell’esercito sovietico nel febbraio del ’46, ad appena 9 mesi dalla cessazione della guerra in Europa. La totale presa di potere da parte dell’Unione Sovietica nell’Europa dell’Est. La costituzione nel ’47 del Kominform (Ufficio di informazione dei partiti comunisti), con il rafforzamento della rete della rete spionistica sovietica nei paesi occidentali. Lo stalinismo al suo culmine, che costò indicibili sofferenze a centinaia di migliaia di dissidenti, i quali furono perseguitati, incarcerati, fucilati o deportati in Siberia. La vittoria nel ‘48 di Mao Zedong nella guerra civile cinese e poi, nel ’50, l’invasione della Corea del Sud da parte della Corea del Nord, comunista e appoggiata anche militarmente dalla Repubblica Popolare Cinese:tutti questi fatti seminarono un’ansia diffusa in tutto l’Occidente.

[5] Hiss, che aveva contribuito alla fondazione delle Nazioni Unite, era stato accusato dall’HUAC di essere stato un membro del Partito Comunista Americano. Alger Hiss aveva negato sotto giuramento di essere stato comunista, venendo poi condannato per spergiuro, in virtù della testimonianza di Whittaker Chambers.

[6] Una prima lista di sospetti filocomunisti, oltre ad Hiss, includeva il defunto Frankln D. Roosevelt, il presidente Harry Truman, l’intera organizzazione sindacale, il segretario di Stato Dean Acheson e il suo intero dicastero!

[7] La Commissione passava al setaccio, massacrandoli, funzionari federali, dipendenti pubblici e perfino dei militari, nonché sceneggiatori, produttori e registi dell’industria cinematografica e delle emittenti televisive. Il suo quesito era invariabilmente questo: «Lei è o è stato membro del Partito Comunista?». Se si rispondeva di no, non si veniva creduti e si rischiava la condanna per spergiuro. Se si rispondeva di sì, si rischiava di essere processati come spie, a meno che non si mostrasse il proprio ravvedimento denunciando altri reali o presunti filocomunisti attuali o del passato. Se ci si rifiutava di rispondere invocando le norme costituzionali che consentono di non autoincriminarsi, si veniva denunciati seduta stante di oltraggio alla Commissione e invariabilmente condannati.

[8] Si verificavano così incursioni nelle biblioteche e nelle librerie volte a stanare libri filocomunisti e si rappresentavano come pericolosi sovversivi personaggi improbabili, reali o di finzione che fossero (inclusi, tra i primi Eleonore Roosevelt, la vedova del presidente). Infatti, tra i primi testi ad essere condannati al rogo ci fu Furore (The Grapes of Wrath) di John Steinbeck. Mentre la signora Thomas J. White della Commissione per i libri di testo dello Stato dell’Indiana mise sotto accusa Robin Hood: «Robin Hood rubava ai ricchi e dava ai poveri: questo è comunismo. Quindi è contro la legge e l’ordine». Perfino la vita e le esperienze di Henry Wadsworth Longfellow divennero un tabù, per via delle sue attività pacifiste, considerate pericolosamente assimilabili al pacifismo comunista.

[9] Così, mentre a Hollywood ripartiva una seconda ondata di inchieste da parte dell’HUAC, che, in cerca della massima visibilità, aveva deciso di mettere alla gogna gli attori, inclusi alcuni divi, McCarthy conduceva in proprio la sua campagna, riscuotendo una notorietà impensabile, mentre devastava la vita di coloro che finivano nel suo tritacarne e calpestava la Costituzione. Per alcuni anni, quindi, il senatore McCarthy fu l’uomo più temuto d’America. Molti lo reputavano un difensore della patria, ma per molti altri egli era l’antitesi dei principi e dei valori sanciti dalla Costituzione degli Stati Uniti. Costoro ritenevano che il suo operato fosse oltre che illiberale, sfacciatamente manipolativo e persecutorio. Pensavano, soprattutto, che la diffusione della sua psicosi, che lo portava a vedere nemici in ogni angolo del Paese, fosse quanto di più pericoloso potesse accadere in America. Più pericoloso perfino della cospirazione comunista. Sul clima di sospetto e persecuzione provocato dal maccartismo ci siamo soffermati anche nei post dedicati all’elezione a presidente di John F. Kennedy e in quello su Paul Newman, in occasione dell’anniversario della sua morte.

[10] Il 23 settembre del 1949 il presidente Harry Truman rilasciò alla stampa la seguente drammatica dichiarazione: «Ritengo che il popolo americano abbia diritto ad essere informato nella più ampia misura compatibile con la sicurezza nazionale, di tutto quanto si verifica nel campo dell’energia atomica. Ecco perché ritengo necessario rendere nota la seguente notizia: da prove in nostro possesso, risulta che nelle ultime settimane ha avuto luogo in Unione Sovietica una esplosione atomica».

[11] Julius Rosenberg ed Ethel Greenglass, entrambi attivisti politici di sinistra fin da giovanissimi, si conobbero nel 1936, frequentando la Young Communist League, di cui Rosenberg era leader, e si sposarono nel 1939, lo stesso anno in cui egli si laureò in ingegneria elettrica.

[12] Il 25 giugno 1950, infatti, iniziava il conflitto tra le due Coree, nel quale gli Stati Uniti, sotto l’egida dell’ONU, intervenivano in modo determinante a sostegno di quella del Sud.

[13] Nel 2001 David Greenglass rivelò che nell’accusare Ethel aveva commesso il reato di falsa testimonianza. Spiegò di aver accusato la sorella per proteggere la moglie e che a spingerlo in quella direzione furono gli investigatori e i magistrati dell’accusa. Nel 2008, quando vennero resi pubblici i documenti del gran giurì (l’udienza segreta che portò all’inizio del processo contro i Rosenberg), emerse che in quell’occasione Ruth Greenglass disse che era stata lei a trascrivere il documento segreto: al processo, qualche mese dopo, Ruth cambiò versione e sostenne che era stata Ethel Rosenberg a copiarlo. Ciò sembra davvero confermare che Ethel Rosenberg sia stata coinvolta nel processo per fare pressioni su suo marito e ottenere da lui una confessione in cambio del proscioglimento della moglie. Sempre nel 2008 Martin Sobell, disse al New York Times che sia lui che i Rosenberg erano stati delle spie, ma confermò che Ethel Rosenberg, per quanto a conoscenza delle attività del marito, non lo aiutò mai attivamente. I figli dei Rosenberg, una settimana dopo, affermarono di accettare l’idea che i loro genitori avevano davvero compiuto attività di spionaggio a favore dell’Unione Sovietica.

Fonti

Fabio Cociancich, Il caso Rosenberg e la paranoia collettiva negli USA: ieri e oggi, 29 marzo 2017, http://www.sconfinare.net

Davide Maria De Luca, I Rosenberg e la bomba atomica, 19 giugno 2013, https://www.ilpost.it

Giorgio Ferrari, Ombre rosse. Il caso Rosenberg e la Guerra fredda, BookTime, 2010.

Robert Meeropol, Quando il governo decise di assassinare mio padre e mia madre, Zambon 2003

 

 

 

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