Tesi di Manuela Ciavarella: La mediazione familiare come strumento di accompagnamento per i genitori in fase di separazione

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La tesi di Manuela Ciavarella per il Corso in Mediazione Familiare affronta con partecipazione minuziosa la crisi della coppia e con altrettanta prossimità empatica la sofferenza dei figli coinvolti nel conflitto, ma spiega anche quale potente risorsa sia la mediazione familiare

Tesi di Valeria Zanapa: Mediazione familiare, conflitto e violenza. Quando è opportuno mediare

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La tesi di Valeria Zanapa per il Corso in Mediazione Familiare ha una finalità eminentemente pratica:

«Si prenderà in considerazione quale deve essere il comportamento adeguato del mediatore in una situazione del genere e si cercherà di mettere in evidenza qual è il timing migliore per ricorrere alla mediazione familiare in quei casi nei quali vi sia un’elevata conflittualità di coppia. Conflittualità che, come vedremo, deve essere ben distinta da ciò che si configura, invece, come violenza».

Saper distinguere tra violenza e conflitto è ciò che consente «di evitare il rischio di vittimizzazione secondaria per la persona che ha subito abusi e/o violenze (di solito la donna) e, soprattutto, per il minore».

Tesi di Federica Fasano: La mediazione familiare: uno spazio per restituire voce alle emozioni

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La tesi di Federica Fasano per il Corso in Mediazione Familiare è un percorso di esplorazione nella parte tradizionalmente più disconosciuta del conflitto, quella emotiva. Federica Fasano, infatti, si è posta

«l’obiettivo di mostrare come l’istituto della mediazione familiare non si concentri soltanto sul raggiungimento dell’accordo, ma cerchi di esplorare i vissuti emotivi dei confliggenti grazie alla professionalità dei mediatori e degli strumenti di cui si avvalgono».

Tesi di Stefania Guido: Complessità dell’ascolto, ascolto della complessità in mediazione familiare

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La tesi di Stefania Guido per il nostro Corso in Mediazione Familiare riflette fedelmente lo spirito e l’atteggiamento con cui si è posta nel percorso formativo.

Come lei stessa ha scritto, tale disposizioni è quella di chi intende

«mantenere in tensione la domanda di conoscenza, senza l’urgenza di soddisfarla e, talvolta, di saturarla con risposte immediate; immediate e per questo acquietanti. Dal lavoro del domandarsi possono sorgere riflessioni e connessioni impreviste, per lo meno non previste fino a quel momento. Possono però anche sorgere posizioni difensive volte a ridurre lo spazio del non conosciuto che quella stessa domanda aprirebbe. Non si tratta soltanto di un processo intellettuale in base al quale il nostro interesse potrebbe risultare più o meno sollecitato in funzione del già conosciuto o, diversamente, in funzione del non conosciuto. Penso, piuttosto, che il confronto con la conoscenza – ovvero con il non ancora conosciuto – mobiliti importanti vissuti che riverberano il modo sempre singolare con cui ciascuno si rapporta al limite. Vissuti che orienteranno sia il pensiero che le azioni poiché daranno a questo stesso limite una significazione peculiare».

Tesi di Lucia Santamaria: “Ben ti sta!” Sofferenza, pena e colpa tra mediazione familiare e mediazione penale

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La tesi di Lucia Santamaria per il Corso in Mediazione Familiare è un approfondimento del «legame che la mediazione ha con la verità» proprio «nel suo discostarsi dall’accertamento dei fatti», per aprirsi alla ricerca «di una grammatica e di una semantica emotiva capace di riconoscere a ciascuno la verità e la dignità del suo vissuto».

Tale percorso, nella tesi di Lucia Santamaria passa anche attraverso la descrizione di una sua esperienza significativa come insegnante di una scuola superiore di secondo grado.

Tesi di Lucy Battù: L’ascolto del desiderio nella mediazione familiare

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La tesi di Lucy Battù per il Corso in Mediazione Familiare è un percorso di ricerca sul tema dell’ascolto (declinato sotto molteplici aspetti, incluso quello rinvenibile nelle religioni buddista, cristiana, ebraica e induista) svolto dal mediatore a beneficio dei protagonisti del conflitto, in particolare dell’ascolto dei loro desideri (infatti, Lucy Battù per svolgere questo itinerario si avvale, a mo’ di veicolo, degli spunti offerti da Michel Lobrot), senza trascurare, però, un aspetto tutt’altro che secondario: il mediatore deve saper ascoltare anche se stesso e, quindi, anche i propri desideri, cioè, in particolare, quelli nutriti verso il conflitto che sta gestendo e i confliggenti che sta ascoltando. Infatti, come ricorda Lucy, recuperando le riflessioni di George Pavlich:

«il mediatore, è colui che accoglie sia la parola che vela sia quella che svela e sa situarsi all’interno dell’ambiguità del linguaggio con lo stesso coraggio con il quale accetta di lavorare con le parti nel disordine, nel caos, nel non senso del conflitto che vivono ed esprimono». Quindi, «se i confliggenti non riescono a “riconoscersi” tra di loro, il mediatore, dovrà “riconoscere” a ciascuno le proprie emozioni, non i fatti».

 

Tesi di Samanta Antonelli: Il dialogo delle voci nella mediazione familiare.

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La tesi di Samanta Antonelli per il Corso in Mediazione Familiare è un’esplorazione sul tema dell’ascolto svolto dal mediatore, nella prospettiva della sua attività di facilitazione del dialogo tra le “voci interne”. Quella di Samanta Antonelli, però, non è una ricerca astratta, ma una riflessione ricca di risvolti concreti e umanissimi, anche a partire dalla sua esperienza personale, psicoterapeutica, e formativa (con espliciti rimandi agli esercizi sull’ascolto e sulla mediazione svolti in aula e all’attività di mediazione realizzata nel corso del tirocinio).

«Il tema dell’Ascolto, così tante volte ripreso, analizzato e approfondito durante il mio percorso formativo, professionale e personale ha assunto nuove sfumature e si è ulteriormente complessificato. Anche il termine Mediazione, che prima di iniziare il master aveva per me strettamente a che fare col “mettere d’accordo” e portava con sé, nella mia esperienza professionale e personale, un certo carico di fatica e frustrazione, è stato risignificato in accezioni che sento più autentiche e alla mia portata.».

Tesi di Francesca Guido: La stanza della mediazione familiare. Dal setting alla trasformazione del conflitto

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La tesi dell’avv. Francesca Guido per il Corso in Mediazione Familiare è un’esplorazione, una sorta di viaggio, per così dire, "dalla periferia al centro" della stanza della mediazione familiare: cioè, della concreta messa in pratica della mediazione familiare, osservata dal punto di vista di tutto ciò che concorre a creare un setting accogliente, favorente lo sviluppo di un rapporto di fiducia.

La sua tesi è, dunque, un percorso che

«gradatamente si addentra nelle dinamiche spaziali, fisiche ed emozionali che caratterizzano la fase introduttiva della relazione tra il/i mediatore/i ed i coniugi confliggenti».

Tesi di Mariagrazia Bertini: La Mediazione familiare: ruolo dell’avvocato e ruolo del mediatore

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La tesi di Mariagrazia Bertini per il Corso in Mediazione Familiare esplora gli aspetti peculiari della mediazione familiare rispetto alle altre tipologie di intervento nella gestione dei conflitti e dopo aver esaminato le caratteristiche e il ruolo del mediatore familiare si sofferma sul ruolo, attuale o potenziale, che gli avvocati possono avere sia a margine che all’interno della mediazione familiare, riflettendo sui vantaggi che può portare una maggiore sinergia tra le due professioni.

«Il conflitto è innanzitutto relazione e come tale non va confuso con la violenza che presuppone invece l’assenza di relazione. Il conflitto allora va vissuto come parte di noi e merita il suo riconoscimento. 

Ma dove è possibile dare voce al conflitto?

Certamente, uno dei luoghi istituzionalmente deputati a tale funzione è il Foro, nel quale le parti in conflitto possono depositare le proprie richieste e cercare risposta nella ‘Giustizia’ demandando la risoluzione del loro conflitto ad un Giudice naturale precostituito per legge, terzo e imparziale che deciderà chi ha torto e chi ha ragione in base alla Legge e al Diritto, nella cornice e secondo il rito del Processo.

Nel Processo però le persone entrano poco e hanno poca voce, perché anche la loro voce è demandata ad altri soggetti, gli avvocati.

Esistono però luoghi che consentono alle persone di sedersi e parlare. Uno di questi è la ‘stanza della mediazione’ (…).

Le parti sono direttamente responsabili del proprio conflitto e sono esse sole a gestire ogni aspetto della loro relazione, se pure con l’intervento di un terzo, appunto il mediatore.

L’autodeterminazione delle parti non esclude il compito e il ruolo dell’avvocato ma anzi lo presuppone.

Con l’aiuto del mediatore, infatti, le persone, in un certo senso, prendono in mano le redini della propria vita senza delegarla a terze persone ma allo stesso tempo hanno bisogno che tutto ciò rientri nella cornice normativa e giuridica del nostro ordinamento, onde evitare che i loro sforzi possano essere vanificati da un mancato riconoscimento giuridico della loro volontà».

Tesi di Irma Pinocchio: Mediazione familiare: la prigione emotiva nella danza del conflitto

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Irma Pinocchio nella sua tesi per il Corso in Mediazione Familiare analizza la serie Kidding, perché, pur non essendoci come personaggio un mediatore familiare vero e proprio, presenta moltissimi aspetti che valgono ad illustrare il potenziale e l’efficacia della mediazione, soprattutto, a suo parere, quella proposta da Me.Dia.Re.: «la separazione a seguito di un evento critico della vita che ha spezzato una famiglia, l'importanza dell'ascolto, il fatto che i conflitti latenti possono incidere sulle funzioni genitoriali inglobando i genitori nel loro dolore e allontanandoli dai bisogni dei figli che si sentono soli, non capiti, non ascoltati. In particolare, il bisogno di essere ascoltati è un tema centrale in questa serie televisiva che si esplica nei vari personaggi e, quando le emozioni vengono riconosciute, i personaggi possono puntare al confronto e a quella catarsi di cui parla Morineau».

L’analisi di Irma Pinocchio è talmente accurata che non si limita a descrivere i punti salienti della serie televisiva, ma riprende i dialoghi dei personaggi, mettendo in luce osservazioni e collegamenti con le dinamiche del conflitto e le svolte consentite proprio dalla mediazione.