Pubblicati da Staff Me.Dia.Re

Tristezza (“per favore, vai via”)

Nella nostra società, il parlare di tristezza o il fare discorsi “tristi” è, molto spesso, additato e tacciato come sintomo di debolezza e, quasi istintivamente, la prima cosa che facciamo, quando vediamo qualcuno triste, è cercare di confortarlo, di fare in modo che possa allontanare da sé quell’emozione, come se il provare tristezza fosse sempre deprecabile, sbagliato e deleterio per sé e per gli altri. Invece, sono molteplici le funzioni di questa emozione (come quella della richiesta di aiuto, del porci in contatto con la nostra intimità, di aumentare il nostro senso di realtà o di aiutarci a recuperare la calma dopo momenti di forte stress). Ma come deve porsi il mediatore di fronte alla tristezza della persona che sta ascoltando? A seconda dei casi può rispecchiarla, nominandola, oppure ricorrere al cosiddetto reframing.

Diciannovesimo appuntamento di Note di mediazione: “Rabbia” di Samuel

Nel diciannovesimo appuntamento di Note di mediazione, affrontiamo un’altra emozione universale: la rabbia. Prendendo spunto da “Rabbia” di Samuel, ci si sofferma su questo stato d’animo, sostanzialmente sempre presente nella relazione conflittuale e su come possano gestirlo il mediatore familiare e il mediatore dei conflitti in altri ambiti (penale, lavorativo, sanitario, sociale, scolastico).

Tesi di Yuliza Gloria Fernandez: Nei meandri della mediazione familiare

Nella sua tesi, proposta al termine del Corso in Mediazione Familiare, Yuliza Gloria Fernandez analizza i diversi modelli di mediazione, utilizzando degli strumenti originali: intervista dei mediatori sugli aspetti più tipici e problematici del loro lavoro e, infine, esamina alcuni episodi dell’epica classica, rileggendoli come tentativi di mediazione e cercando di ricondurli ai vari modelli.

Tesi di Carola Giraudo: La mediazione familiare tra comunicazione verbale e non verbale

Nella sua tesi, proposta al termine del Corso in Mediazione Familiare, Carola Giraudo parte dal conflitto per arrivare a soffermarsi sul senso e sul valore della comunicazione verbale e non verbale nella mediazione:

Ogni qualvolta viviamo un conflitto si crea uno spazio, un vuoto che porta ad isolare ciascuno nel
proprio vissuto: ognuno cerca di colmarlo attraverso parole che restano prive di significato per colui
al quale sono rivolte. Questi termini vengono detti da ognuno per sé, dal momento che l’altro non
può comprenderli: i due monologhi si corrispondono, ma ognuno di essi rimane isolato da un muro
che è invalicabile“.

Perciò, spiega Carola, attraverso l’ascolto, il mediatore “può aiutarci a comunicare, veicolando a coloro con il quale siamo in conflitto quei determinati significati che ci stanno a cuore”

Tesi di Valentina Sestu: Confronto tra il mediatore familiare e l’operatore d’ascolto

Nella sua tesi di fine Corso in Mediazione Familiare, Valentina Sestu svolge un confronto tra l’attività e il ruolo del mediatore familiare e dell’operatore di un centro d’ascolto. In tale prospettiva, si sofferma sugli elementi della chiave della mediazione familiare, quali: il bisogno sociale connesso alla crisi, che si trasforma in opportunità; i requisiti, il ruolo e gli strumenti del mediatore familiare. Analogamente Valentina Sestu procede per quanto riguarda la figura dell’operatore d’ascolto. Ma poi dedica anche pagine molto interessanti alla presenza di un elemento comune e di un rischio comune ai due ruoli, cioè, rispettivamente: l’ascolto empatico e il coinvolgimento emotivo

Riguardo a questi aspetti Valentina Sestu ha aggiunto anche diverse rilevanti riflessioni in ordine alla formazione degli operatori del centro d’ascolto, anche alla luce della formazione seguita nel  Corso in Mediazione Familiare.

Tesi di Cristina Donadio: Mediazione familiare e mediazione in ambito socio sanitario, due pratiche a confronto

Nella sua tesi, proposta al termine del Corso in Mediazione Familiare, Cristina Donadio, assistente sociale, analizza i conflitti che incontra e gestisce come direttrice di una Residenza Socio Sanitaria e di coordinatrice di una Casa Famiglia nonché di un’équipe operante presso un Centro di Salute Mentale: conflitti tra coniugi, tra familiari, tra familiari e operatori. E, osserva Cristina, spesso sono tra di loro correlati.

Scrive, infatti:  

Ciò che ho osservato è che nel momento in cui i conflitti familiari non risultano contenuti o gestiti attraverso una mediazione, con molta probabilità si estenderanno nel contesto organizzativo, dando luogo a problemi di natura comunicativa e organizzativa, non solo all’interno del nucleo familiare in oggetto ma anche tra il nucleo familiare e il personale, e all’interno dell’équipe multidisciplinare”.

Ma di non minore interesse è l’analisi di Cristina sulle analogie tra i rapporti e i conflitti tra gli ospiti e quelli tra i membri di una coppia o di una famiglia qualsiasi.

Intervista a Cristina Donadio

Nel diciassettesimo video di Interviste ad ex corsisti  ascoltiamo Cristina Donadio, assistente sociale, direttrice di una struttura sociosanitaria, che si sofferma sulla complessa realtà che gestisce quotidianamente e sui conflitti che la attraversano, sottolineando quanto si sia rivelata efficace l’attività di mediazione dei conflitti tra gli utenti (o le loro famiglie) e gli operatori e tra i membri dell’équipe. Ma Cristina constata anche le resistenze ancora presenti rispetto all’introduzione di tale attività all’interno delle aziende e degli enti, che sembrano faticare a comprendere come l’attività di Ascolto e Mediazione in ambito sanitario, se correttamente implementata, sia un importante fattore di risparmio economico e di preservazione della qualità dei rapporti.

Tesi di Sara Vallone: L’utilizzo della Mediazione Familiare Interculturale in ambito migratorio

Nella sua tesi, proposta al termine del Corso in Mediazione Familiare), Sara Vallone, antropologa culturale, esplora il possibile “intrecciarsi del concetto di mediazione familiare all’interculturalità nella sua concreta attuazione”, sollevando quesiti quali: “come coniugare tra loro ambiti così diversi quali i centri di accoglienza per rifugiati, il campo dell’antropologia applicata e la mediazione? Come definire e contrattare i molteplici habitus?