Pubblicati da Redazione

Casi pratici di mediazione in materia sanitaria.

Estratto dell’intervento sulla mediazione in materia sanitaria di A. Quattrocolo al Convegno “La Mediazione nella responsabilità medica e nel volontariato”. Nel ragionamento che cerco di proporre verrà esplicitata una particolare dimensione del conflitto, ossia la sua non staticità, il suo carattere dinamico: la cosiddetta escalation del conflitto, ossia quella dinamica che porta le parti a […]

Le radici della radicalizzazione. Contesti e modalità di intervento. 20-21 aprile ’18

Il seminario si propone come un’occasione di approfondimento tematico, in prosecuzione delle problematiche affrontate nel corso-base di Migrando. Esso ha per oggetto le varie forme di radicalizzazione (da quella di matrice islamista a quelle derivanti da ideologie xenofobe) che si producono nello scenario contemporaneo e che si connettono ai processi di globalizzazione ed ai loro effetti sulle diverse società mondiali.

La giustizia riparativa. Una percorso innovativo, per restituire centralità alla vittima

La Giustizia Riparativa, invece, distinguendosi nettamente dai modelli della Giustizia Retributiva e Riabilitativa, che normalmente prevalgono nei vari ordinamenti – compreso quello italiano – consiste di percorsi che consentono alla vittima di recuperare una posizione di centralità nel procedimento penale e al reo di accettare la responsabilità delle proprie azioni, così sanando la lesione al tessuto sociale che la commissione del reato di fatto ha determinato. 

La mediazione dei conflitti come strumento di ascolto della vittima.

L’obiettivo principale dei percorsi di mediazione è  riuscire a dare la parola alle vittime. Perché all’interno del procedimento penale minorile non c’è molta attenzione per le persone che hanno subito il reato. Spesso le vittime non vengono, non dico comprese o aiutate, ma nemmeno ascoltate.

Intervista ad Alessio Gaggero, Psicologo e Mediatore presso il Centro di Mediazione Penale della Città di Torino.

Mediazione tra dialogo e confronto

Se il dialogo presuppone un concetto di verità, il confronto prevede, invece, che ci sia il reciproco presentarsi di due punti di vista a cui viene offerta la possibilità sia di un incontro sia di uno scontro, sia di una convergenza sia di una divergenza. Il fine del dialogo in generale è  trovare un’intesa o percorrere una strada concettuale che abbia come fine la scoperta della verità. 

Ermeneutica e alterità dell’Altro di Maurizio D’Alessandro

L’ermeneutica come teoria dell’interpretazione si è imposta nel Novecento come uno degli indirizzi teorici più importanti, ma l’interpretazione non va pensata come esercizio teorico astratto perché essa è, come afferma Hans-Georg Gadamer, “già sempre in applicazione” come mediazione tra un universale e un singolo caso particolare. L’ermeneutica fornisce, dunque, degli spunti alla riflessione etica e, a partire dalla riflessione di Emmanuel Lévinas, sull’impossibilità di “ridurre l’Altro, il Diverso al noto e all’identico” si analizzerà l’incontro con il diverso da sé.

La mediazione in pratica

Ogni incontro di mediazione – come ogni autentico incontro compiuto nel quotidiano con qualsiasi individuo – mette in gioco anche il mediatore, ne scardina il personale puzzle con cui compone il proprio mondo, e lo modifica, aumentandone la complessità. Mettere la mediazione in pratica vuole dire avventurarsi anche un po’ dentro di sé.

La mediazione e l’empatia

Può il sistema giudiziario dare risposte ad interrogativi sul senso di una lite? Può dare riscontri, accoglienza e risposta sul valore che i rapporti hanno avuto e/o conservano tra le parti? Il sistema giudiziario non è pensato per contenere ed elaborare alcuni aspetti della vicenda sottoposta al giudizio. In ragione di ciò, si può cogliere l’importanza di un ascolto empatico da parte del mediatore, che, accompagna il superamento della bidimensionalità in cui i due soggetti coinvolti si sono reciprocamente appiattiti.

La doppia morale nazionalrazzista

La doppia morale nazionalrazzista strilla che il migrante è naturalmente delinquente e stupratore, mentre non lo è l’italiano che commette gli stessi reati. E così si indigna quando non viene messo in risalto che l’autore del reato è straniero.