Pubblicati da Alberto Quattrocolo

Intervista a Antonella Pisegna: la delicata funzione dell’educatore – 24° puntata di Conflitti in corso

In questo 24° video di Conflitti in corso, non commentiamo il caso di un conflitto, ma intervistiamo Antonella Pisegna, consigliera d’amministrazione della Cooperativa Il Ricino ed educatrice con una solida esperienza alle spalle. Antonella ci parla, quindi, dello sfaccettato e complesso lavoro dell’educatore, esplorando anche i risvolti conflittuali – manifesti e latenti – che interessano sia i rapporti familiari tra le persone prese in carico, sia quelli tra costoro e l’educatore stesso. Senza trascurare anche la dialettica tra il lavoro concreto dell’educatore e il modo – spesso stereotipico – col quale viene rappresentato e percepito.

Ventesimo appuntamento di Note di mediazione: Tristezza (per favore vai via) di Ornella Vanoni

Il ventesimo appuntamento con Note di mediazione è centrato su un’altra emozione universale: la tristezza. Si ragiona, quindi, sulla sua comparsa frequente nei percorsi di mediazione, ma anche della sua gestione da parte del mediatore familiare (e, più in generale, del mediatore dei conflitti), tenendo presente quali sono le funzioni di tale emozione, le sue forme di manifestazione e i suoi significati. L’ispirazione è data da “Tristezza (per favore vai via)“, conosciutissima nella versione cantata da Ornella Vanoni, nel 1967, a partire dal brano “Tristeza” scritto, nel 1963, da Haraldo Lobo e Niltinho.

Il conflitto non ha genitori e il mediatore deve tenerne conto

Come la sconfitta, così il conflitto non ha genitori perché tutte le parti pensano che è stato l’altra ad iniziare le ostilità, si percepiscono come coloro che lo subiscono ma non lo agiscono e perché sono convinti di reagire al comportamento ingiusto altrui. Come deve porsi il mediatore di fronte a quest’assenza di genitori del conflitto? Occorre che ne tenga conto, poiché la sua sottovalutazione può pregiudicare irrimediabilmente non soltanto l’andamento e l’esito del percorso, ma ancor di più e ancor prima, la relazione tra il mediatore e le parti.

Le due fosse del conflitto

Se vuoi vendicarti di qualcuno scava due fosse, dice un proverbio. E può valere anche per i conflitti interpersonali in cui le persone non si sentono mosse da sentimenti di vendetta. Però, ricordare alle parti che si scavano la fossa da soli, cioè fargli presente quanto ci stanno rimettendo, con il loro portare avanti all’infinito il contrasto, non sempre risulta efficacia. La mediazione, a ben vedere, non è un mero appello alle istanze auto-conservative dei protagonisti del conflitto. È qualcosa di più e di diverso, che deve tenere conto anche della disponibilità degli attori del conflitto a continuare a sopportare insopportabili sacrifici.

Tipologie di conflitto e senso di riconoscimento

Prendendo spunto da ha Habermas e da Honneth si svolgono delle considerazioni sui tipi di conflitto, nonché sul riconoscimento e sulla comunicazione quali fattori in grado di provocarli o di prevenirli e gestirli. Il che conduce anche al tema della mediazione dei conflitti

Società e comunicazione

Viviamo una società ad alto rischio conflittuale. E quando la comunicazione, la capacità di relazionarsi a 360°, si deteriora, si interrompe, il rischio dell’isolamento, del possibile conflitto sociale, è più frequente di quanto si creda. Prendendo spunto da un film del 1975, Prigioniero della Seconda Strada, si affronta il tema del rapporto tra società, comunicazione e conflitto.

Assassinio di Pino Puglisi il 15/09/1993

La sera del 15 settembre 1993, nel suo 56º compleanno, dopo ripetute minacce, fu ammazzato Don Pino Puglisi, davanti al portone di casa. Ai suoi killer mafiosi disse soltanto: “Me l’aspettavo”. Era la prima volta che la mafia uccideva un prete. Lo uccisero per rabbia, per paura, per invidia, perché dall’altare li aveva chiamati animali, perché era diventato una spina nel fianco. Era un elemento di sovversione nel contesto dell’ordine mafioso, conservatore e opprimente, al quale appariva intollerabile che egli avesse scelto di schierarsi, senza ambiguità, dalla parte di deboli ed emarginati, appoggiando progetti di riscatto provenienti da cittadini onesti, che coglievano l’ingiustizia della propria emarginazione e intendevano cambiare il volto del quartiere, desiderosi di renderlo più accettabile, accogliente e vivibile. 

30 giugno 1960: Genova resiste

“Io nego che i missini abbiano il diritto di tenere a Genova il loro congresso. Ogni iniziativa, ogni atto, ogni manifestazione di quel movimento è una chiara esaltazione del fascismo. Si tratta, del resto, di un congresso qui convocato non per discutere, ma per provocare e contrapporre un passato vergognoso ai valori politici e morali della Resistenza.”

244 vittime nell’eccidio nazifascista di Civitella, Cornia e San Pancrazio

La mattina del 29 giugno del 1944, Civitella, Cornia e San Pancrazio vennero circondati da unità della Divisione corazzata Hermann Goering la cui consegna, per stroncare la Resistenza, che ostacolava la costruzione della Linea Gotica, era uccidere tutti gli uomini di età superiore ai quindici anni e di bruciare le case. Questi giovani soldati tedeschi, usciti da poco dalla Hitlerjugend, incendiarono tutto e trucidarono 244 persone: non soltanto gli uomini, incluso un parroco, ma anche moltissime donne, giovani e anziane, e ragazzi di 13 anni e, perfino, dei bambini di 3 e di 7 anni e dei neonati.