Il 26 ottobre 1954 Trieste torna definitivamente in Italia

Trieste è una città con una lunga storia di cambiamenti d’influenza che affonda le proprie radici molto indietro nel tempo. In questa sede, daremo un rapido sguardo agli avvenimenti degli ultimi due secoli.

Durante il 1800, il dominio della città era appannaggio degli Asburgo, casata nobiliare a capo dell’allora Impero Austro-Ungarico. Sotto tale egida, Trieste conobbe una ricchezza che difficilmente avrebbe pareggiato in seguito: fu la quarta realtà urbana di tutto l’Impero. Nonostante questo momento di agiatezza, il movimento irredentista, che chiedeva la riannessione all’Italia, fece sentire la propria voce, soprattutto tra le classi borghesi, e raggiunse l’apice allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, quando la penisola dichiarò guerra all’Austria-Ungheria.

La città sopravvisse ai bombardamenti italiani e, il 4 novembre 1918, tornò a mostrare il tricolore. Il passaggio al nuovo stato non fu però fecondo per l’economia della città: venne notevolmente ridimensionata, anche in considerazione del fatto che non rappresentava più il porto sul Mediterraneo dell’Impero, definitivamente dissoltosi. È in questo momento che iniziano le politiche di sostegno economico nei confronti di tutta la provincia: Giolitti diede loro il via, Mussolini le intensificò e furono riprese anche da alcuni governi democristiani, con l’attuazione, ad esempio, della Regione a statuto speciale.

A conclusione del Ventennio, con l’armistizio di Cassibile del ‘43, Trieste fu occupata dalle forze tedesche, che permisero la presenza di esponenti politici e militari della Repubblica Sociale Italiana. Nota particolarmente triste, la Risiera di San Sabba presente in città: fu riciclata come campo di sterminio, unico in Italia a disporre di un forno crematorio. Anche in questo caso, la città fu oggetto di bombardamenti, stavolta da parte degli Alleati. Dopo due anni, Trieste, così come gran parte della nazione, fu liberata: era il 30 aprile 1945.

Liberazione che, però, non durò a lungo: neanche una settimana dopo, infatti, arrivarono in città le truppe Jugoslave, le quali, agli ordini di Tito, presero il comando della città, tanto che diversi esponenti del CLN dovettero dileguarsi: era stato imposto loro di deporre le armi, invece di sfruttarne la collaborazione per cacciare i Tedeschi. Le bandiere jugoslave sventolavano al fianco di quelle italiane, dando speranza alla minoranza slava presente in città.

I Triestini dovettero pazientare sino al 9 giugno, quando, con gli accordi di Belgrado, l’intero territorio fu diviso in due zone d’influenza: la prima, di cui faceva parte Trieste, rispondeva agli Alleati; la seconda, agli Jugoslavi. Si costituì, in tal modo, il Territorio libero di Trieste, cui l’ONU avrebbe voluto assegnare un seggio presso la propria Assemblea. Durante questi anni non mancarono momenti di tensione, con gli eserciti schierati sui confini della linea Morgan, che divideva le due zone, per il timore di perdere anche solo un metro di quel terreno così faticosamente guadagnato.

La situazione si risolse il 5 ottobre del 1954: il protocollo d’intesa firmato a Londra (per questo ricordato come Memorandum di Londra) da Italia, Jugoslavia, Regno Unito e Stati Uniti riconosceva l’amministrazione civile italiana e jugoslava sulle rispettive zone d’influenza. Il 26 ottobre fu indicata come data simbolo del ritorno di Trieste all’Italia, poiché testimoniò dell’ingresso delle forze italiane in città.

Alessio Gaggero

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