1937, omicidio dei fratelli Rosselli

Di fronte al progressivo consolidarsi del fascismo, la nostra sistematica opposizione corrisponde ad un regolamento di conti fuori dalla storia: forse non avrà apparentemente nessuna positiva efficacia; ma io sento che abbiamo da assolvere una grande funzione, dando esempi di carattere e di forza morale alla generazione che viene dopo di noi, e sulla quale e per la quale dobbiamo lavorare.
(Carlo Rosselli, in “Antifascismo perché”,1925)

Il 9 giugno 1937 i fratelli Carlo e Nello Rosselli, intellettuali e attivisti antifascisti, vengono assassinati a Bagnoles-de-l’Orne, una località nel nord della Francia; Carlo è in esilio da tempo, Nello lo aveva da poco raggiunto viaggiando con un regolare passaporto, probabilmente concessogli dalle autorità italiane col preciso fine di pedinarlo per localizzare il fratello.

All’epoca, l’Italia ha da poco celebrato la fondazione dell’Impero e Vittorio Emanuele III si fregia del titolo di Re d’Italia e imperatore d’Etiopia, ma il potere reale si concentra nelle mani del Duce. Si intensificano i controlli sugli antifascisti e sui comunisti in Italia, mentre degli oppositori già espatriati si occupa il ministro degli Esteri Galeazzo Ciano, genero di Mussolini. È verosimile, secondo le ricostruzioni degli storici, che l’ordine di eliminare i fratelli Rosselli sia partito dal Duce stesso, per essere eseguito, con il tramite di Ciano e del servizio segreto italiano, da militanti dell’organizzazione eversiva dell’estrema destra francese “La Cagoule”, in cambio di una partita di armi dall’Italia. Tuttavia, i retroscena dell’omicidio sono ancora in parte avvolti nel mistero; è noto che i cagoulards (dal nome del cappuccio che ne travisava il volto durante le azioni) avessero appoggi e coperture sia a livello internazionale, sia all’interno dalle élite militari, istituzionali ed economiche francesi, e molti militanti confluirono poi nel regime di Vichy: al di là delle condanne di alcuni degli esecutori materiali avvenute nel dopoguerra, ancora oggi non esiste una verità giudiziaria in merito ai mandanti del delitto Rosselli.

I due fratelli nascono, alla fine dell’Ottocento, in un’agiata famiglia di origini ebraiche e solidi ideali repubblicani (un loro parente ospitò l’esule Mazzini negli ultimi mesi di vita); trasferitisi da Roma a Firenze, entrano in contatto con l’ambiente socialista. Dopo la Grande Guerra, Carlo si laurea in scienze politiche e in legge, Nello in storia, approfondendo, nei rispettivi ambiti di studio, la loro visione politica; frequentano gruppi di intellettuali di varia estrazione, tra cui Gobetti e i giovani de “La Rivoluzione Liberale”, Luigi Einaudi, Loria, e prendono parte all’attività del Circolo di Cultura fiorentina, promosso da Gaetano Salvemini, Piero Calamandrei, Ernesto Rossi.

Carlo e Nello Rosselli prima ancora che antifascisti sono anticonformisti: esercitano una critica radicale del reale che affonda le radici nell’essenza stessa della cultura umanistica, e segnatamente in quella storica. La cultura come mezzo per comprendere perché la maggioranza degli italiani non reagisse contro la minoranza fascista: “Prima di agire – ha scritto Calamandrei – bisognava capire”, nell’ottica gramsciana di stare “fuori dalla storia”, cioè di non pensare che tutto ciò che esiste è naturale che esista.

Per questo, come primo atto di serietà e responsabilità, i due fratelli promuovono quelle riunioni di amici tormentati dalle stesse domande e assetati anch’essi di capire, che animano il Circolo di Cultura fino a quando, il 31 dicembre del ’24,

Una squadra di fascisti invase le sale e le devastò: dalle finestre che davano in piazza santa Trinità furono gettati di sotto tutti i mobili, i libri e le riviste, e ai piedi della Colonna che porta in cima la statua della Giustizia fu fatto d’essi un gran rogo.

Dieci anni più tardi, Nello farà parte di un altro circolo, informale ma straordinariamente importante; in questo gruppo che, tra il 1935 e lo scoppio della guerra, lasciava ogni domenica la Firenze fascista per cercare nel paesaggio e nei monumenti dell’Italia centrale un nuovo Risorgimento c’erano Calamandrei, Luigi Russo, Pietro Pancrazi, Alessandro Levi, Guido Calogero, Attilio Momigliano, Ugo Enrico Paoli, talvolta Benedetto Croce, Adolfo Omodeo e in qualche occasione Leone Ginzburg: il vertice della cultura italiana, il meglio dell’Italia antifascista. Fu un’esperienza profondissima, e profondamente politica.

Nel ’25 i fratelli fondano, con Salvemini ed Ernesto Rossi, il bollettino clandestino “Non Mollare”, pubblicando diversi memoriali sul delitto Matteotti che suscitano scalpore in tutta Italia; casa Rosselli é devastata dai fascisti, Carlo é aggredito dagli squadristi e in seguito costretto a lasciare l’insegnamento.

Dopo l’attentato a Mussolini e il giro di vite segnato dall’arresto di Gramsci e dalla fine di ogni parvenza di democrazia, Carlo diviene punto di riferimento per la fuoriuscita degli oppositori del regime più in vista. Organizza assieme a Sandro Pertini e Ferruccio Parri una rocambolesca fuga in motoscafo da Savona alla Corsica per Filippo Turati, anziano leader del partito socialista; al suo rientro in Italia, assieme a Parri è arrestato e confinato a Ustica, poi a Lipari, dove dovrebbe scontare cinque anni di isolamento. Anche Nello è in quegli anni condannato al confino a Ustica e Ponza.

Nel ‘29 Carlo, assieme a Nitti e Lussu, fugge da Lipari ed emigra in Francia. Quì pubblica il suo manifesto teorico “Socialismo liberale” e organizza l’opposizione al fascismo, scrive articoli di denuncia e predispone operazioni spettacolari come il lancio su Milano, da un aereo partito dal Canton Ticino, di 15.000 volantini inneggianti all’insurrezione e al ricordo dei moti del ‘48.

In “Socialismo liberale” Carlo Rosselli propone una sintesi tra le idee di uguaglianza del socialismo e i principi della democrazia liberale. Secondo il suo pensiero, sviluppato negli anni di attivismo, studio e confronto con i compagni e i maggiori intellettuali dell’epoca, il socialismo avrebbe dovuto rifiutare il marxismo e l’esperienza illiberale sovietica, assorbendo invece le idee e i principi del liberalismo, mentre quest’ultimo avrebbe dovuto trovare il suo sviluppo sul piano della libertà di opinione e di organizzazione politica, abbandonando invece quei principi economici che conducono all’ineguaglianza delle condizioni materiali e allo sfruttamento del lavoro salariato da parte del capitale.

Nel novembre ‘29, a Parigi, Carlo Rosselli, Emilio Lussu e i fuoriusciti riuniti attorno alla figura di Gaetano Salvemini fondano l’organizzazione “Giustizia e Libertà”, che vuole essere “l’anima della rivoluzione liberatrice di domani”: un movimento rivoluzionario libertario e democratico che riunisce in Italia e all’estero coloro che non sono comunisti, avversano i gruppi dirigenti liberali e la sinistra aventiniana e vogliono combattere il regime fascista per creare una società libera e civile. È Salvemini a stendere la bozza di statuto. I costituenti hanno storie politiche diverse, liberali, repubblicani, socialisti, uniti dal motto “Insorgere! Risorgere!”. Dal movimento prenderà vita il Partito d’Azione, uno dei più importanti raggruppamenti politici antifascisti durante la Resistenza e negli anni subito successivi alla fine della guerra.

Locandina Master Mediatori familiari
Locandina Master Mediazione penale
Slide background
Slide background
Slide background
Slide background
Slide background

A partire dal ’34, il cambiamento della politica di Rosselli e l’avvicinamento all’area comunista producono il progressivo allontanamento da GL di elementi come Salvemini, Caffi, Tarchiani e, per ragioni diverse, dello stesso Lussu. Per Rosselli è importante l’unità proletaria, “una necessità indeclinabile”, e per abbattere il fascismo propone di unire proletariato e borghesia in una coalizione liberalsocialista: “Il socialismo è lo sviluppo del principio di libertà […], è liberalismo in azione, è libertà che si fa per la povera gente.”. E la libertà, che è autoconquista, deve essere difesa da ogni tentativo di soppressione.

Allo scoppio della guerra civile spagnola, nel ‘36, Carlo Rosselli raccoglie fondi e armi per la resistenza e si reca in Spagna, dove comprende bene che quella che si combatte è una battaglia di rilevanza internazionale. Alla testa di una colonna di esuli antifascisti (anarchici, giellisti, socialisti e comunisti), è sicuro che questa esperienza conduca alla certezza di poter vincere anche in patria: “Oggi in Spagna, domani in Italia”.

Ferito, torna in Francia, ma a Guadalajara, nel marzo ‘37, il battaglione Garibaldi che ha contribuito a formare sconfigge i fascisti italiani e la notizia fa il giro del mondo. Carlo non si accontenta della vittoria militare. Nella sproporzione delle forze tra Mussolini e i suoi oppositori, ha ben chiara l’importanza di assestare colpi all’immagine del regime fascista: contribuisce dunque a diffondere le interviste dei soldati italiani sconfitti e catturati, nelle quali coloro che Mussolini spacciava per valorosi volontari si mostrano per quello che sono: contadini poveri, ignoranti di tutto, demotivati, finiti in Spagna per quattro soldi o addirittura con l’inganno. È forse questo attacco all’immagine del regime che spinge Mussolini a commissionare l’omicidio.

Ai funerali parigini di Carlo e Nello Rosselli presenziano duecentomila persone; le salme saranno in seguito traslate in Italia per essere seppellite sotto l’epitaffio, scritto da Calamandrei, “Giustizia e libertà: per questo morirono, per questo vivono”.

La profonda attualità del pensiero dei fratelli Rosselli si ritrova nel metodo critico, che permette di esercitare compiutamente la sovranità di cittadini, nello spirito dell’articolo 1 della Costituzione: non si esercita, questa sovranità, senza consapevolezza culturale. È su questo fondamento che, nel dopoguerra, sono state ricostruite le democrazie europee. Ed è appunto per questo che la nostra Costituzione impone alla Repubblica di promuovere “lo sviluppo della cultura e la ricerca”.

 

Silvia Boverini

Fonti:
www.it.wikipedia.org; A. Ventura, “Fratelli Rosselli, ottanta anni fa l’omicidio fascista per annichilire la speranza di giustizia e libertà”, https://left.it; “80 anni fa furono uccisi Carlo e Nello Rosselli”, www.ilpost.it; E. Scalfari, “L’eredità politica dei fratelli Rosselli vive ancora negli ideali di Giustizia e libertà”, www.repubblica.it; T. Montanari, “In morte dei fratelli Rosselli”, www.libertaegiustizia.it; Biografie – Carlo Rosselli http://www.storiaxxisecolo.it

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *